La sconfitta subita da Novak Djokovic al Masters 1000 di Madrid non è stata solo un passo falso: è sembrata l’ennesima conferma di un momento complicato che il campione serbo sta attraversando. L’esordio amaro contro Matteo Arnaldi, in due set, lascia più di un interrogativo sulle sue condizioni fisiche e mentali in vista del Roland Garros.
Arrivato a Madrid dopo un percorso altalenante sulla terra battuta – culminato con un’eliminazione precoce anche a Monte Carlo – Djokovic sperava di invertire la rotta. Nonostante buoni allenamenti, come lui stesso ha sottolineato, il match ha mostrato un giocatore in evidente difficoltà, spesso in ritardo sulla palla e incapace di imporre il proprio ritmo.
“Perdere una partita fa sempre male,” ha ammesso in conferenza stampa. “Sapevo che sarebbe stato difficile. Mi sono allenato bene, ma tutto cambia quando scendi davvero in campo. Mi sono divertito più che a Monte-Carlo: questa è la cosa positiva.”
Le parole del serbo non lasciano spazio a molte illusioni. Djokovic ha parlato apertamente di un cambiamento inevitabile nella sua carriera, una “nuova realtà” che deve accettare. “Sono vent’anni che non vivo situazioni come questa, con sconfitte nei primi turni. Fa parte dello sport e bisogna accettarlo. So di cosa sono capace, ma ora le cose sono diverse: i miei colpi, il mio corpo, il modo in cui mi muovo.”
Per la prima volta, Nole sembra dover abbassare le aspettative, concentrandosi non più su vittorie dominanti, ma su piccoli obiettivi, come vincere due o tre partite consecutive senza pensare al titolo. “È una sfida mentale con me stesso che affronto in campo,” ha dichiarato con grande onestà.
Guardando al futuro, Djokovic ha indicato gli Internazionali d’Italia come l’ultima vera opportunità per trovare fiducia prima del Roland Garros. Storicamente, Roma è stato un torneo chiave per il serbo, capace di rilanciarsi anche nei momenti più complicati.
Eppure, le certezze oggi vacillano: “Non so se riuscirò a giocare il mio miglior tennis al Roland Garros, ma farò tutto il possibile,” ha assicurato. Una dichiarazione che mostra tutta la consapevolezza delle difficoltà, ma anche la determinazione a non arrendersi.
La pressione, inevitabile a certi livelli, ora ha un sapore diverso. “La pressione è parte dello sport. Non sparisce mai, anche se ora è cambiata. Continuo a provare emozione quando scendo in campo, ma è diventato più complicato,” ha spiegato.
Un altro tema emerso in conferenza stampa riguarda il possibile addio definitivo al Mutua Madrid Open. Djokovic non ha escluso che quello contro Arnaldi possa essere stato il suo ultimo match nella capitale spagnola: “Spero non sia stata la mia ultima partita qui, ma potrebbe esserlo.”
Un’ulteriore indicazione di quanto questa fase di carriera sia diversa dalle precedenti, segnata da un inevitabile passaggio di testimone alle nuove generazioni, ma anche dalla dignità e lucidità di chi è consapevole di aver scritto pagine indelebili nella storia del tennis.
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