Roger Federer ha stregato tutti in questa stagione. Nessuno avrebbe scommesso su di lui e questa annata straordinaria, dopo alcuni anni difficili e bui, ora “Re Roger” sembra tornato a livelli altissimi. Ha concesso una bella intervista al Times, dove esprime tutte le sue sensazioni su questa stagione che va verso la fine.
SORPRESA- Anche Roger è sorpreso delle sue vittorie:” Non pensavo di vincere sia Indian Wells che Miami. Forse ne avrei vinto uno e magari giocato sulla terra rossa e la stagione sarebbe stata molto diversa. Il piano era fare al massimo quarti agli Australian Open. Vincere quei tre tornei mi ha fatto tornare tra i primi otto in classifica, mentre se avessi perso al primo turno a Melbourne sarei sceso al numero 35. In questo modo la mia mentalità è cambiata”.
CARATTERE CAMBIATO- Il segreto di questa straordinaria annata? Il carattere. Già, perché come testimonia lo svizzero, ora assorbisce in un modo diverso le sconfitte, non pensandoci molto e ripartendo da ciò che fa di buono da una brutta giornata:” Ho assorbito le sconfitte più velocemente e facilmente, anche se fa male. Si va avanti, sai che eri preparato e che hai dato del tuo meglio. Invece di perdere energia negativa su qualcosa che non si può in ogni caso cambiare, impari da questa e vai avanti. Sono anche un padre di quattro figli e ho una vita fitta di impegni. Devo superare le situazioni in modo molto veloce per poter gestire la pressione, i viaggi e tutto quanto. Ma sono sempre andato molto d’accordo con le persone nel circuito, questo non è mai stato un problema. Grazie a Dio posso parlare tre lingue che mi aiuta a dialogare con tutti nel team e a semplificare le cose”. Federer ha anche commentato il momento no di Murray e Djokovic:” La stessa cosa l’ho vissuta io, dunque li capisco. Difficile ritornare ad alti livelli, ma devi pensare che se stai bene mentalmente, allora significa che sei ritornato al top.”.
ROGER COACH?- Visto molto attivo alla Laver Cup con molti consigli per i propri compagni di squadra, Roger chiude al momento in un futuro come allenatore di un giocatore:” Farlo per 40 settimane all’anno non è così divertente. Ho cercato sempre di essere a servizio della squadra, soprattutto coi giovani che hanno emozioni, alti e bassi, quindi un consiglio da me o Rafa ti fa sentire meglio. In futuro io come coach? Non sono sicuro. Aiuterò sempre i giovani, ma i miei quattro figli hanno bisogno di me più di quanto non ne abbia bisogno il coaching”.
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