Rafa Nadal: “Se sono un giocatore finito? Neanche per sogno”

Rafa Nadal sul viale del tramonto. Rafa Nadal ha bisogno di un nuovo allenatore, di nuove motivazioni, perché dieci anni ai massimi livelli, ti logorano dal punto di vista fisico e mentale. Eccetera, eccetera, eccetera.

Non basta aver vinto il torneo di Amburgo per raddrizzare un’annata particolarmente complicata e, soprattutto, per mettere a tacere voci e critiche. Nei confronti dello zio coach Toni, in primo luogo. Proprio Toni, in un’intervista a La Voz de Galicia, ha spiegato che il nipote, al di là di tutte le considerazioni e le critiche, ha bisogno di ritrovare consistenza e regolarità per ritrovare il suo gioco.

Ma Rafa ha anche bisogno di un nuovo allenatore per il mancino di Manacor, come ha sostenuto John McEnroe? Ma neanche per sogno, risponde Toni. Analizzando le difficoltà dell’ex numero 1, Toni mette in evidenza la minor efficacia del dritto.

“Il dritto fa male quando lascia andare la mano. Con David Ferrer a Montecarlo c’è riuscito, contro Berdych a Madrid lo stesso, però non contro Murray. Il problema è l’incosistenza”. In questo quadro, diventa ancora più importante la vittoria di Amburgo. “E’ molto importante vincere quando si sta perdendo molto. Nadal recupererà la sua combattività, tornerà a essere un lottatore. E sarà una grande gioia”.

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“ Se dovesse vincere gli Us Open – aggiunge Toni – allora il 2015 sarà un buon anno. “Il suo gioco non è a un grande livello. Lo è stato nella settimana di Amburgo. Ha bisogno di regolarità, di vincere 20 incontri di seguito”. Alcuni anni fa, Toni disse che non era folle pensare a una carriera di Rafa di dieci anni, da 16 a 27; ora però Nadal ne ha 29.

“Una carriera di dieci anni può essere da 18 a 28 o da 22 a 32. E’ difficile riuscire a tenere di più perché o il fisico o la mente cambiano, non posso essere sempre gli stessi. Ma non penso proprio che Nadal sia finito. E’ il numero 9 della classifica. Finito? Proprio per niente”.
Servirebbe un allenatore nuovo? “Un giocatore a un certo punto ha bisogno che gli vengano detto cose nuove o che gli vengano dette in maniera differente, lo capisco. Se lo dice McEnroe, che gli servirebbe un nuovo coach, avrà ragione”.

Dei suoi dieci anni al top, della stanchezza e del possibile logorio parla lo stesso Rafa alla vigilia di Montréal, dove proprio dieci anni fa vinse la prima volta. Il concetto è molto semplice: quando non avrò più voglia di migliorare qualcosa, allora sarò arrivato alla fine della corsa.
“Vado giorno per giorno, è il mio modo di lavorare. Nel 2005 avevo 19 anni, adesso ne ho 29 e sono sicuro che non voglio giocare finché ne avrò 39. E’ normale, è la vita di tutti. Però, al momento, non riesco a immaginare il mio ritiro” commenta al portale BATennis.com.
“Me lo chiedono tutti, quanto giocherai ancora, quanto smetterai. Quando sarà il momento lo saprete”. A Montreal, Nadal è impegnato sia in singolare che in doppio, in coppia con Verdasco. La vittoria ad Amburgo lo ha rinfrancato: “Importante giocare e vincere dopo un Wimbledon difficile. Era importante fare bene e ottenere un buon risultato”.

L’obiettivo è quello di rientrare, a fine anno, tra i primi otto del mondo. Ma lo aveva annunciato: negli Usa sarebbe stata una storia differente. La storia inizia ora.

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