Fabio Fognini ha scelto Roma per quello che ha tutti i contorni di un commiato dal grande tennis. Dopo 18 partecipazioni agli Internazionali d’Italia, il ligure ha disputato la sua ultima partita al Foro Italico, visibilmente commosso e circondato dall’affetto di un pubblico che lo ha accompagnato per tutta la carriera. “Giocare a Roma è sempre stato il sogno di ogni tennista italiano”, ha dichiarato Fognini, trattenendo a stento le lacrime durante l’omaggio organizzato dagli Internazionali, culminato con le immagini della sua storica vittoria a Monte-Carlo nel 2019, il primo Masters 1000 della sua carriera.
Tra gli omaggi più sentiti, quello di Adriano Panatta ha avuto un peso speciale. Dallo studio di Sky Sport, l’ex campione ha voluto inviare un messaggio al collega: “Sei sempre stato un giocatore che ho ammirato per il tuo talento genuino. Una delle migliori mani che ho visto in circolazione negli ultimi anni”. Panatta ha ricordato anche un episodio avvenuto a Parigi, quando disse a Fognini che era “l’unico che poteva giocare come Agassi”, grazie alla sua capacità di stare sulla riga di fondocampo e comandare il gioco.
Fognini, sorridendo, ha confermato di ricordare quel momento: “Mi ricordo di questa intervista. Avevo appena finito un doppio con Bolelli, Adriano ci intervistò e mi disse proprio questa frase. Gli risposi: ‘Vorrei tantissimo essere come lui, ma io sono Fabio Fognini’”. Parole che riassumono perfettamente l’identità di un tennista unico, capace di esaltare e dividere, ma sempre fedele a sé stesso.
Nel suo intervento a Sky Tennis Club, Fognini ha offerto uno sguardo sincero e lucido sulla propria carriera. “Avrei potuto fare qualcosa in più, ma anche qualcosina in meno. Ho anche sbagliato, ma sono sempre andato avanti cercando di divertirmi”. Non ha nascosto una punta di rimpianto, ma anche tanta gratitudine per un percorso vissuto fino in fondo. “Ho fatto il mio percorso, c’è sempre un inizio e una fine. Credo sia stato il momento giusto per salutare il pubblico”.
Nel riflettere sull’attuale stato del tennis italiano, Fognini ha espresso entusiasmo per la nuova generazione: “Jasmine ha vinto quello che ha vinto, Jannik è il numero uno, Musetti è appena entrato in top 10. Non ci fermiamo mai”. E proprio su Lorenzo Musetti, il ligure ha speso parole affettuose: “In campo diverte e sa fare tutto. Ho un rapporto speciale con lui”.
Chi vive Fabio anche fuori dal campo è Flavia Pennetta, moglie ed ex campionessa Slam. In un’intervista, ha raccontato quanto il marito stia lottando con problemi fisici quotidiani: “Combatte con dolori costanti ogni giorno. Io non pensavo avesse la forza per continuare a giocare. Se fossi stata al suo posto, avrei smesso”.
Pur ammirandone la determinazione, Pennetta ha sottolineato che Fabio non ha ancora pronunciato la parola “ritiro” in modo definitivo. “Non mi ha mai parlato di una data precisa. Penso che la sua scelta di non richiedere più wild card sia legata al desiderio di lasciare spazio ai giovani”. La scelta di dire addio a Roma, dunque, appare più come un gesto simbolico che una decisione ufficiale.
Fabio Fognini non è stato un tennista convenzionale. Non ha mai cercato di esserlo. A tratti imprevedibile, a tratti geniale, ha saputo conquistarsi un posto speciale nel cuore degli appassionati. La sua carriera, segnata da trionfi memorabili e momenti difficili, si chiude con la consapevolezza di aver lasciato un’impronta. “Avrei firmato per questa carriera da bambino”, ha detto. E probabilmente, a distanza di anni, lo rifarebbe senza cambiare una virgola.
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