Roger Federer 12 anni dopo aver conquistato la vetta

Roger Federer raccontato a 12 anni dal raggiungimento della vetta del mondo, tra record e trionfi, nella sua classe immortale.

Il tempo passa, per tutti. Ma per lui sembra aver subito un rallentamento non indifferente. Se non l’aveste ancora capito stiamo parlando di Roger Federer. Oggi, 2 febbraio, ricorre il 12esimo anniversario del raggiungimento per la prima volta in carriera della posizione numero uno del mondo. Non solo, e l’ha mantenuta per ben 237 settimane, stabilendo un record tutt’ora imbattuto.

In questo lasso di tempo, i trionfi del tennista svizzero si sono susseguiti uno dopo l’altro senza mai perdere la leadership del ranking. Proprio nel 2004 ha messo a segno una sua prima storica “tripletta” vincendo tutti gli Slam ad eccezion fatta per il Roland Garros. In più le statistiche di quell’anno parlano chiaro: nessun top 10 è riuscito a vincere un incontro contro di lui, protagonista di una delle stagioni più grande dell’ultimo mezzo secolo.

Ma il bello doveva ancora venire e due stagioni dopo Federer ha messo nuovamente in mostra gran parte del suo potenziale: ancora una “tripletta”, che gli vale 9 slam in carriera. Solo l’allora emergente Nadal gli nega il Grande Slam, trionfando per la seconda volta in quello che diverrà negli anni seguenti il suo torneo preferito, il Roland Garros. Per la terza volta in carriera, mette a segno un tris, nell’anno 2007. Solo il Roland Garros lo separava ormai dalla consacrazione ma per tutto quello che aveva fatto vedere negli anni, per i tifosi era più che sufficiente per considerarlo uno dei più grandi di sempre.

Nelle stagioni successive sembra subire un calo, che lo porta a vincere meno titoli, ma riesce comunque a conquistare il tanto agognato Roland Garros, contro la sorpresa del torneo Robin Soderling, esecutore di Nadal. Fino al 2011 è rimasto piuttosto in penombra, lontano dal Federer che tutti avevano imparato ad ammirare. Alcuni problemi fisici, l’hanno limitato, ma non ha mai perso la classe che lo ha sempre contraddistinto, riuscendo comunque a portare a casa diversi Slam.

Roger Federer in action against Borna Coric

Chi si poteva immaginare che la parabola discendente che aveva appena attraversato si potesse trasformare in una nuova ondata di successi? I pochi addetti ai lavori che che hanno creduto in lui sono stati ben ricompensati nell’animo, con una sorta di resurrezione del talento svizzero. Il 2012 ha infatti rappresentato un’ulteriore svolta nella carriera di Federer, che di prepotenza si è riguadagnato la prima posizione in classifica. Senza dimenticare che in quegli anni di apparente “letargo” sono sbocciati nuovi talenti nel tennis: dalle conferme di Nadal all’esplosione di Djokovic e Murray.

Proprio Murray lo priverà dell’oro olimpico in una finale decisamente sotto tono da parte del tennista elvetico. Riesce comunque a conquistare il settimo Wimbledon della carriera, il 17esimo slam in totale e l’ultimo suo attuale trionfo in un Major. Come se non bastasse, si riprende la posizione da numero 1 del mondo, scalzando dalla vetta Novak Djokovic. Il serbo se la riprende poi grazie al successo alle Finals dello stesso anno, una delle partite a detta di molti più belle della stagione.

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Negli anni seguenti, tra infortuni e l’esplosione a livelli davvero stratosferici di Djokovic, lo svizzero deve “accontentarsi” di qualche Masters 1000 e torneo minore, oltre al grande successo in Coppa Davis, ottenuto da protagonista assoluto insieme a Wawrinka. Nonostante l’età riesce ad approdare per altre tre volte in finale di uno Slam, ma viene sempre battuto da Novak.

I suoi record, tra numero di vittorie (oltre 1000), settimane al vertice, numero di Slam vinti e si potrebbe continuare quasi all’infinito, lo rendono un giocatore immortale. Nonostante l’avanzare degli anni si è sempre dimostrato capace di reinventare il suo gioco, con cambi di allenatore, stile di gioco, ma mantenendo sempre e comunque la classe che lo ha sempre contraddistinto. In attesa di un ricambio generazionale, si può considerare Federer come un pioniere di questo sport nel nuovo millennio, che contribuisce a renderlo divertente grazie al suo stile, un po’ classico, un po’ moderno, che spezza dallo stile ordinario, regolarista e basato, forse, troppo sulla preparazione atletica a discapito della classe.

Senza entrare nella polemica del GOAT, auguriamo un buon 12esimo anniversario al Maestro, nella speranza di poter continuare ancora per molto ad assistere ai suoi match, sempre all’altezza del nome che si è costruito.

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