Roger Federer 2.0: ecco il discutibile segreto del suo successo

Secondo una documentata inchiesta, il leggendario tennista elvetico avrebbe approfittato della pausa del 2016 per dare alla propria carriera una svolta quantomeno discutibile.

Di questi tempi è difficile e quasi indelicato rimanere scioccati per notizie che non abbiano a che fare con il coronavirus, eppure è proprio quello che mi è successo, e vedrete se non ne ho buoni motivi.

Tutto è cominciato con il suono del campanello che mi ha interrotto mentre guardavo la replica degli ottavi di finale del Roland Garros 2009, Roger Federer contro Tommy Haas. Non che sia consueto ricevere visite improvvisate, ma ora è addirittura illegale, anche se si tratta del vicino che ti chiede una cipolla, perciò sono andato ad aprire con un misto di eccitazione e timore, la mia solita pallina da tennis in mano – non la mollo mai, mi tiene legato alla vita di prima come i peluches che i bambini si portano all’asilo – e un solo pensiero in testa: sia chiaro che io non regalerò a nessuno il mio scalogno. Era un corriere. Già, ormai vediamo solo loro. Un giorno o l’altro mi darò anch’io alle consegne, almeno potrò farmi quattro passi. Bene, ho tastato il pacchetto come se si trattasse di un regalo di Natale in ritardo, proprio mentre la settima ambulanza della giornata mi scuoteva i serramenti. Ho sempre amato indovinare il contenuto prima di aprire, e sono anche piuttosto abile, ma questa volta sono rimasto perplesso: perché mai mi dovrebbe arrivare una specie di scatoletta di tonno in una busta con le scritte in cirillico? Ah ecco. Non era un tonno. La latta non era per niente dozzinale come sembrava, anzi possedeva una sua eleganza, con la sagoma dorata di uno storione guizzante su sfondo blu navy. Il biglietto, firmato dal mio amico Levin, diceva da gustare solo. Che scherzo da prete, ho pensato io, che non ho un’idea precisa sull’umorismo russo però ricordo bene di aver detto più volte a Levin che non ho niente contro il caviale, ma che sono allergico a qualsiasi derivato ittico perciò quelle pregiatissime pallette mi farebbero lo stesso effetto di un pesce palla tagliato male. Poi ci ho pensato meglio e mi sono detto che Levin non fa mai niente per caso, è una persona precisa e coscienziosa lui, perciò mi sono fatto forza e turandomi il naso ho aperto la preziosa lattina che mi ha sprigionato sotto il naso tutta la sua aria di mare morto.

E lì in mezzo ai grumi neri e appiccicosi ho trovato la memory card destinata a capovolgermi il mondo. Voi penserete, ecco il solito cialtrone complottista, ma vi assicuro che io come Tommaso credo solo a ciò che vedo e tocco. Qui in un certo senso stiamo parlando di resurrezione, motivo per cui il paragone con il santo dubitatore è particolarmente calzante. Scrivo quest’articolo secondo le indicazioni di Levin che purtroppo è irreperibile da giorni, d’altra parte sono parole sue: “ho per le mani qualcosa di grosso, fin troppo: uno di quei pesci che se non stai attento ti portano via una mano con un morso”. Ora, io come sapete ho quel problemino con i pesci per cui non sono un esperto ma mi sono fidato. “Ormai non mi sento più al sicuro” proseguiva, “sospetto che mi stiano seguendo da tempo e forse la mia stessa vita è a rischio, quindi senti cosa devi fare: prepara un pezzo divulgativo in cui spieghi la questione e se mi succede qualcosa pubblicalo, raccontalo a tutti, svela il segreto.” Più avanti mi spiegava di avere in agenda un incontro decisivo con una specie di supertestimone, un medico che aveva partecipato al programma e pareva disponibile a vuotare il sacco. Ma evidentemente era una trappola, perché da allora non ho più avuto sue notizie. Povero Levin, chissà che fine ha fatto. Ricorderò per sempre le lunghe chiacchierate di tennis prima e dopo le nostre partite di tennis ogni volta che ci incontravamo in giro per seguire qualche incontro di tennis!

Bene, per onorare la sua memoria – e per salvarmi la vita – espongo infine la sua teoria, supportata da una quantità pazzesca di prove come è giusto che sia, anche per la portata di una tale scomoda verità. Da fanatico rogeriano mi piange il cuore a dover fare una cosa del genere, ma la giustizia viene prima di ogni passione.

La nostra storia parte da lontano, più di vent’anni fa, quando un pool internazionale di scienziati e medici viene riunito in una clinica svizzera in località segreta per una serie di esperimenti arditi sulla clonazione umana, senza limiti etici né tantomeno di budget. Ora facciamo un salto in avanti fino al 2016, quando il leggendario Roger Federer sta vivendo il crepuscolo della propria carriera e, raggiunto il colmo della frustrazione in seguito alla sconfitta con Raonic nella semifinale di Wimbledon, annuncia al proprio team di averne abbastanza di questa vita di sacrifici. Dopotutto, un tennista della sua levatura vive per gli Slam e a quanto pare adesso gli Slam non sono più alla sua portata: sfuggono di un soffio, ma sfuggono sempre.

È a questo punto che Roger riceve una visita che gli cambierà per sempre il destino. Il capo della grande multinazionale finanziatrice degli studi genetici gli recapita una proposta indecente a cui lo svizzero, nella smisurata ambizione che caratterizza i grandi campioni, non sa resistere. D’altra parte se Nadal si fa strani frullati di sangue e Nole lunghe gite nella camera iperbarica, che male ci sarebbe nel ricorrere a qualche trucchetto per spostare l’asticella un po’ più in alto? Nei giorni seguenti, sotto lo sguardo attento di Mirka e Ljubicic, si svolge il primo incontro tra Roger Federer e il suo clone, giunto ormai a un’età matura per scendere in campo. Ma ancora non ci siamo: nonostante abbia ricevuto la migliore educazione tennistica, Roger 2.0 ha ancora molti difetti e soprattutto manca di esperienza agonistica. Roger, quello vero, nella sua ultima apparizione pubblica, annuncia tristemente che il 2016 per lui finisce lì, ma in realtà sta soltanto cominciando il duro lavoro di coach di se stesso. Il resto è storia: il clone di Federer arriva agli Australian Open pronto per fare il suo esordio e mette subito le cose in chiaro. Il nuovo Roger, pur essendo cresciuto in modo molto particolare, rivela tratti caratteriali simili a quelli del suo papà, incluse fragilità e guizzi creativi. Insomma abbiamo capito che un clone non è una creatura fredda e robotica stile replicante e nemmeno una specie di subumano, ma semplicemente un essere vivente con le stesse potenzialità dell’originale, una sorta di gemello tardivo che avrà la possibilità di seguire le orme dell’altro imparando in anticipo dai suoi errori e dai suoi successi.

Ovviamente questa storia, detta così, può sembrare assurda, è stata anche la mia prima reazione prima di studiare le prove raccolte da Levin, un professionista scrupoloso, attento alle fonti ed esperto di fact checking. Ovviamente ho già contattato alcuni editori per raccogliere questi documenti in un volume che spero possa essere pubblicato al più presto, ma questa anticipazione pubblica è necessaria per evitare che la verità venga insabbiata. In ogni caso da una parte possiamo rallegrarci per la giovane età del Federer che abbiamo visto in azione negli ultimi tre anni e che presumibilmente ha davanti a sé una lunga carriera, ma dall’altro lato c’è un evidente illecito, visto che non si tratta della stessa persona e di sicuro – entrambi – ci dovranno una bella spiegazione.

Levin, dal canto suo, probabilmente a quest’ora se ne starà su una nuvoletta a osservarci in attesa di sviluppi e a dilettarsi nel suo secondo hobby preferito dopo il tennis: la pesca.

Milano, 1 aprile 2020

Pesce d’Aprile!!!

 

Disegno di Emma
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbero interessarti...

Ads Blocker Image Powered by Code Help Pro

Ads Blocker Detected!!!

We have detected that you are using extensions to block ads. Please support us by disabling these ads blocker.

Powered By
100% Free SEO Tools - Tool Kits PRO