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Roger Federer, ecco perché sarebbe opportuno un cambio di calendario

Il forfait di Madrid prima e la precoce uscita dal Foro poi ci danno chiara la misura di quanto approssimative siano, ad oggi, le condizioni fisiche di Roger Federer. Il campione svizzero ha tenuto a precisare in conferenza stampa che la sua partecipazione agli Open italiani aveva  quale mission proprio il testarsi in match. I risultati, in realtà, sono in chiaroscuro. La nota lieta è che Roger non ha subìto un peggioramento dell’infortunio alla schiena nè, a quanto pare, di quello al ginocchio operato a gennaio. Va da se, però, che il recupero da un infortunio è momento un momento molto delicato e, agli occhi attenti, non è sfuggito che già in allenamento a Roma i movimenti del basilese non inducevano troppo all’ottimismo.

La scarna prova fornita poi con Dominic Thiem, che ha visto lo svizzero limitatissimo nei movimenti,  ha confermato le tante  perplessità della vigilia.

Roger sa che in queste condizioni non potrà partecipare al Roland Garros. Pur manifestandosi ottimista sulle sue possibilità di recupero, il diciassette volte campione Slam è ben consapevole che i prossimi 10-12 giorni di riposo, su cui tanto confida, potrebbero non bastare per raggiungere il livello di forma necessario ad affrontare un impegno tanto gravoso. Inoltre, se anche dovesse sentirsi abbastanza bene da far capolino sul Philippe Chatrier, talune preventive  considerazioni  risulteano comunque  opportune.

La combinazione data dai match tre su cinque, giocati su terra , potrebbe rivelarsi  deleteria assai per l’elvetico dato che, come ben noto, è proprio sull’argilla che lo stress è portato al suo acme. Il feeling tra Roger e la terra rossa non è mai stato grande ma, in questo caso, una  eventuale partecipazione allo Slam parigino rischierebbe verosimilmente  di compromettere seriamente il prosieguo della stagione,  proprio laddove essa diventa più cara a King Roger, ovvero la fase su erba.

Prolungare il riposo, cambiando dunque il calendario, potrebbe essere decisione saggia comunque, e non solo indotta dall’eventuale constatazione che schiena e ginocchio  non rispondono ancora  a dovere. Nel dubbio, la saggezza consiglia il non rischiare. Roger potrebbe poi testarsi prima a Stoccarda e dopo a Halle, tornei comunque probanti in prospettiva Wimbledon.

Sacrificare Parigi di certo non può far piacere, ma vedere Federer sui campi parigini nutrendo seri timori sulla sua presenza a Londra sarebbe uno scenario ben peggiore, per tutti.

Piera Camerlingo

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