Roger Federer spegne 41 candeline e si prepara a festeggiare in campo

Non è semplice definire e descrivere a parole quale sia il sentimento prevalente di fronte al quarantunesimo compleanno di uno dei più grandi campioni della storia del tennis quale è Roger Federer. Da una parte, è impossibile non provare profonda ammirazione e sincero riconoscimento per un giocatore che ha ripetutamente regalato agli appassionati di tutto il mondo momenti di sublime bellezza tennistica ed esaltazione emotiva, momenti iconici che hanno scandito le vite di tutte le persone che hanno voluto accompagnare l’atleta svizzero durante la sua ventennale carriera di successi. Dall’altra, è piuttosto complicato assistere con completo distacco alla fine della vita sportiva di un campione del calibro di Federer; lo svizzero, infatti, non mette piede su un campo da gioco da più di un anno a causa dell’ennesima operazione al ginocchio e la sua ultima apparizione risale alla brutta sconfitta subita contro il polacco Hubert Hurkacz a Wimbledon, una partita che aveva visto Federer uscire dal campo ammantato da quell’aura di tristezza e malinconia tipica degli sportivi che, pur essendo consapevoli di essersi lasciati alle spalle i giorni migliori, non riescono a compiere l’ultimo passo e ad allontanarsi definitivamente da quella che per anni è stata la loro ragione di vita. Questa stessa ombra sembra stagliarsi anche sul sempre più imminente rientro dello svizzero nel circuito (prima alla Laver Cup e poi all’amato torneo di Basilea); le incognite sull’effettiva competitività di Federer sono moltissime e tutte più o meno giustificate dalla dura realtà dei fatti, ma, nonostante questo, il fuoriclasse svizzero è estremamente determinato a regalarsi un ultimo giro di giostra in quello che per molti anni è stato il suo parco giochi preferito.

Pensandoci bene, però, il forte contrasto emotivo appena descritto assume un significato completo e un senso compiuto se inserito all’interno di quel lungo percorso di ricerca dell’equilibrio perfetto che ha contraddistinto la storia di Roger Federer sin dalle sue prime apparizioni sui campi da tennis. La vita dello svizzero, d’altronde, si è articolata in un susseguirsi di contrasti interiori ed esteriori che hanno rappresentato delle tappe fondamentali nello sviluppo e nella definizione dell’immagine di Federer nel corso degli anni.

Il primo contrasto con cui l’elvetico ha dovuto fare i conti è stato con sé stesso; il carattere scontroso e il temperamento irrequieto del giovane Federer hanno, infatti, rappresentato un primo grande motivo di tensione nella carriera dello svizzero, una tensione che, se non mitigata, avrebbe potuto pregiudicare la crescita di un talento così cristallino ma emotivamente impreparato. L’immagine calma e serafica che spesso si è soliti associare a Federer sul campo da gioco non è la maschera dietro alla quale l’ex numero uno del mondo ha provato a nascondere questa instabilità, ma è il frutto dell’attento lavoro interiore che lo ha portato a confrontarsi con i suoi difetti e a raggiungere il necessario equilibrio psicologico dentro e fuori dal campo.

Federer è riuscito a imbrigliare il suo talento eccezionale diventando il più “normale” dei campioni, conscio del fatto che quasi mai genio e sregolatezza vanno veramente d’accordo. Non è un caso che alla straordinarietà del suo tennis lo svizzero abbia sempre contrapposto l’ordinarietà della sua vita privata, della sua famiglia e delle sue amicizie e che abbia sempre preferito regalare spettacolo nel rettangolo di gioco piuttosto che all’esterno.

Questa continua dicotomia tra l’essere speciale e, allo stesso tempo, profondamente normale è uno degli elementi che ha permesso a Federer di raccogliere così tanto affetto dai suoi tifosi, follemente innamorati dell’eleganza e della fluidità del suo tennis e, contemporaneamente, affascinati dalla fragilità del campione svizzero, spesso incapace di gestire e nascondere le sue emozioni con la stessa freddezza di giocatori sportivamente più spietati. Da questo punto di vista, Federer ha avuto il grande merito di essere riuscito a trovare la chiave per gestire in modo intelligente questa perfetta combinazione di doti tennistiche eccezionali e di limiti tipicamente umani e di aver raggiunto la piena consapevolezza di se stesso come giocatore e come uomo, entrando così nei cuori di tantissimi tifosi e, contemporaneamente, rimanendo sempre un modello di riferimento quasi inarrivabile per tutti gli appassionati di tennis.

Il contrasto più iconico, però, è sicuramente quello che lo ha visto opporsi al suo avversario di sempre, Rafael Nadal. I due, profondamente diversi per stile di gioco, fisico e attitudine, hanno dato vita a una rivalità che si presta facilmente a essere romanzata, ma che, allo stesso tempo, si è rapidamente evoluta e trasformata in un’amicizia che in pochi avrebbero pronosticato. Anche in questo caso, Federer (con la complicità di un avversario leale come Nadal) ha saputo svuotare il contrasto della sua componente distruttiva ed è riuscito a elevarlo a qualcosa di più grande, trovando un nuovo equilibrio a una rivalità che era nata per essere profondamente divisiva.

All’alba dei suoi quarantuno anni Federer si trova ancora una volta a dover fronteggiare un contrasto interiore ed esteriore che può segnare un’ulteriore fase della sua storia e della sua legacy. Lo svizzero nei prossimi mesi tornerà a calcare i campi del circuito maggiore, ma, visti i tanti dubbi e i numerosi punti di domanda, dovrà soprattutto cercare di trovare un equilibrio tra la sua voglia di continuare a giocare e la necessità di concludere la carriera professionistica in un modo che renda davvero onore a un campione del suo calibro. Nel giorno del suo compleanno, dunque, l’augurio che tutta la redazione di Tennis Circus si sente di fargli è quello di superare ancora una volta quella tensione profonda che lo ha accompagnato nel corso di tutta la sua carriera e di riuscire a mettersi nella condizione di prendere la decisione più difficile nel modo più semplice e sereno possibile. Tanti auguri, Roger!

Exit mobile version