Da molti anni si discute nel circus tennistico chi e come scalzerà i Fab4 dal vertice del tennis mondiale maschile.
Sono tanti i nomi dei giovani in arrivo nella top100 che sono considerati più o meno a ragione quali papabili: Chung, Fritz tra i più piccoli, Coric, Zverev, Kyrgios, Thiem tra i più grandicelli, usando come parametro di valutazione non tanto la carta d’identità quanto la presenza nel tennis d’elite e la capacità espressa di impensierire i più forti.
A Roma, nel terzo turno del tabellone maschile. sono andati in scena tre match nei quali lo scontro tra vecchia guardia e giovani rampanti ha raggiunto livelli tecnici importanti.
Roger Federer ha dovuto alzare bandiera bianca contro un ispirato, solido e tatticamente prussiano Dominik Thiem. Forse il giovane austriaco la prenderà a male, ma la disciplina tattica messa in campo contro un acciaccato Federer aveva più la caratteristica del rigore prussiano che della grandezza asburgica. L’impressione è che proprio il giovane Thiem stia dimostrando di avere le armi più valide per avvicinare i piani alti: fisicità, solidità mentale, grande capacità di tirare vincenti da fondo campo. Sarà il Roland Garros il primo vero test per andare a prendere punti importanti, affacciarsi nel gotha, avvero i quarti di finale per cercare di sbancare la resistenza di “quelli là sopra”. Del resto avrà una testa di serie che potrebbe fargli incontrare già al quarto turno uno dei più forti. Lo svizzero aveva già recitato il copione “vecchi vs. giovani” giocando di fioretto contro Alexander Zverev: ha potuto meno contro i cannoneggiamenti austriaci.
Nick Kyrgios e Rafael Nadal hanno dato vita ad una battaglia clamorosa. Fisica, mentale. Le difficoltà di Kyrgios sul piano muscolare hanno evidenziato che Nadal ha ancora margine, specie sulla terra rossa, per tenere tensta alla nouvelle vague. Ma il servizio dell’australiano al momento è un’arma letale, per tutti là sopra. E le sue dichiarazioni circa la possibilità di essere uno dei top 3 suona tutt’altro che una guasconata.
Chi sembra avere le polveri più bagnate è David Ferrer. Il buon Ferru, uno che dal tennis ha avuto più di quello che chiunque gli avrebbe pronosticato, ha alzato bandiera bianca contro Lucas Pouille, un buon giocatore che non ha le stimmate del predestinato ma neanche quella della meteora. Al di là della benedicente dea bendata che pare averlo adottato, ripescandolo dal limbo dei lucky losers per prooiettarlo grazie ad un walkover di Pico Monaco in semifinale in un Master1000. Ma di certo, anche solo un paio di stagioni fa, Ferrer avrebbe disposto agevolmente sulla terra di un giocatore che sa far tutto molto bene ma che ha armi limitate sulla terra rossa.
Il bello è che consideriamo “anziani”, tennisticamente gente come Djokovic e Nadal, e magari anche Wawrinka e Berdych. Mentre Milos Raonic e Kei Nishikori hanno già messo radici solide nella top10 e sono destinati a restarci a lungo, questa settimana romana ha indicato chi farà loro compagnia in un futuro molto prossimo.