CIRCUITO ATP

Sinner: “Ho pensato di mollare. In spogliatoio non mi sentivo più il benvenuto”

Lo spettro della solitudine in uno sport individuale

Jannik Sinner ha raggiunto la vetta del tennis mondiale, ma la scalata non è stata indolore. Dietro ai successi, agli Slam e alla prima posizione nel ranking, si nasconde un periodo oscuro fatto di accuse, isolamento e tentazioni di abbandono. “C’è stato un momento in cui ho davvero pensato di mollare tutto”, ha confessato il campione azzurro, ricordando l’inizio del 2025, quando il caso Clostebol era ancora aperto e lo accompagnava ovunque, anche negli spogliatoi: “In Australia non mi sentivo a mio agio, i giocatori mi guardavano in modo diverso. Era pesante vivere il tennis in quel modo”.

Sinner ha raccontato di essersi trovato di fronte a una crisi d’identità sportiva. Il tennis, che per lui era sempre stato gioco, passione, libertà, si era trasformato in un ambiente ostile. “Io sono sempre stato uno che scherza, ma non mi sentivo più io. Dopo l’Australian Open non ho giocato a Rotterdam perché avevo bisogno di staccare, di dare priorità alle persone che mi vogliono bene”.

Dietro la forza, una fragilità umana

“La gente vede solo l’atleta, ma c’è molto di più. C’è una vita privata, una famiglia, un team. Senza di loro non sarei nessuno”, ha detto il numero uno al mondo, sottolineando quanto il supporto del suo entourage sia stato fondamentale per non crollare. Nonostante il successo ottenuto anche in un’annata tormentata, Sinner ha rivelato di non essersi mai sentito davvero felice in campo: “Abbiamo fatto ottimi risultati, ma io non mi divertivo. Allenarsi ha senso solo se poi ti godi la partita. E quel piacere era scomparso”.

L’esperienza che cambia: maturità e consapevolezza

Il caso Clostebol lo ha messo a dura prova, ma lo ha anche fatto crescere. Sinner ha ammesso che l’esperienza lo ha reso più maturo: “Mi allenavo meno degli altri, ma ottenevo buoni risultati. Questo mi ha convinto che stavo facendo la scelta giusta”.

Sull’episodio in sé, Sinner ribadisce la sua innocenza: “Non sapevo nulla. Appena abbiamo scoperto l’origine delle tracce, abbiamo deciso di patteggiare. Non si poteva fare più niente”. E anche se “tre mesi sono troppi per un caso di contaminazione che non altera le prestazioni”, non si dice pentito: “Ormai è andata così”.

Il sogno continua, con il rovescio solido e il sorriso ritrovato

Dopo l’incubo, Sinner torna con l’entusiasmo di chi ha tanto ancora da dare. Il rovescio, dice, è il suo colpo preferito; il servizio è quello su cui vuole migliorare. Non manca neppure un pizzico di ironia quando parla di scaramanzie: “Passo sulle righe col piede destro. Sono cose mie, è normale”.

A chi lo attende a Roma, manda un messaggio chiaro: “Ci vediamo presto, non c’è posto migliore per tornare. Aspettiamo un bel tifo”. L’abbraccio del Foro Italico sarà anche una piccola rivincita personale.

Redazione Tennis Circus

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