Jannik Sinner è pronto a tornare in campo. Il prossimo 4 maggio, agli Internazionali d’Italia, rientrerà ufficialmente nel circuito dopo i tre mesi di squalifica per la positività al Clostebol, uno steroide anabolizzante. Un caso che ha fatto discutere, diviso il mondo dello sport e lasciato ferite profonde nel tennista azzurro. In una lunga intervista al Tg1, Sinner ha deciso di raccontarsi a cuore aperto, rivelando quanto sia stato difficile affrontare l’onta di un’accusa che lui stesso definisce ingiusta.
“Non auguro a nessuno quello che ho passato io da innocente”, ha detto con voce ferma. Il tennista, attualmente numero uno al mondo, ha spiegato come si sia trovato catapultato in una situazione più grande di lui: “In quel momento non avevo capito cosa fosse successo. Era tutto accaduto alle mie spalle”. Soltanto dopo un’analisi approfondita è stato possibile risalire alla causa della contaminazione: particelle di Clostebol ingerite inconsapevolmente, probabilmente attraverso un prodotto contaminato.
Sinner ha vissuto un lungo periodo di disorientamento emotivo. Se da una parte i risultati in campo continuavano ad arrivare, dall’altra, dentro di lui, qualcosa si era rotto: “Durante questo periodo non mi sentivo come un giocatore dovrebbe sentirsi. Il divertimento era sparito, pensavo ad altro”. Questo stato d’animo lo ha accompagnato anche in Australia, dove, nonostante il successo, ha sentito il peso dello sguardo degli altri giocatori: “Non mi sentivo comodo nello spogliatoio. Mi guardavano in modo diverso e non mi piaceva per niente”. È stato in quel momento che ha pensato di fermarsi: “Vivere il tennis così era troppo pesante. Ho davvero pensato di prendermi una pausa dopo l’Australian Open”.
In quei momenti difficili, la rete di affetti più stretta è stata decisiva: “Ho costruito una bolla con le persone a me più vicine, il mio team e la mia famiglia. Nessuno poteva entrarci. Questo mi ha aiutato a continuare”.
Sinner ha anche voluto sottolineare come, nonostante le critiche, non abbia ricevuto alcun trattamento di favore: “Quando si è positivi, tutti seguono lo stesso protocollo. Io ho fatto forse più controlli degli altri. La WADA ha rivisto tutto, più e più volte”. E se qualcuno, come Serena Williams, Novak Djokovic o Federica Pellegrini, ha espresso dubbi o opinioni critiche, il tennista risponde con eleganza: “Ognuno è libero di dire ciò che vuole. Io so cosa è successo. Non risponderò, ma non lo auguro a nessuno”.
Sul fronte delle regole, Jannik non nasconde il desiderio di maggiore buon senso: “Se si accerta che una contaminazione non altera le prestazioni, non si dovrebbero pagare conseguenze così pesanti”. Una posizione chiara, dettata dall’esperienza personale, ma consapevole della complessità del sistema.
Ora, però, è tempo di guardare avanti. “Mi manca la competizione, sono felice che questa fase sia terminata”. E Roma, il Foro Italico, lo accoglierà come merita il numero uno del mondo.
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