Stefano Travaglia: “Alla Tennis Training per continuare a crescere”

Abbiamo incontrato Stefano Travaglia, il tennista ascolano classe '91 numero 222 del ranking Atp. Dopo l'infortunio che lo ha costretto ai box per due mesi, Stefano riparte da Foligno

Tanta voglia di ripartire e riprendere il discorso interrotto due mesi fa per colpa di quell’infortunio al tallone che lo ha condizionato ad inizio stagione.
Per fare ciò Stefano Travaglia ha scelto Foligno e più precisamente la Tennis Training School diretta da Fabrizio Alessi, dove si allenano anche Luca Vanni e Thomas Fabbiano agli ordini di coach Gorietti.
Il giocatore ascolano, che sarà sempre seguito da Sebastian Vasquez, ( che a sua volta si trasferirà in pianta stabile a Foligno dove seguirà anche altri atleti della Tennis Training) proprio in questi giorni sta intensificando gli allenamenti per tornare alle gare ufficiali già il prossimo 30 marzo. A Santa Margherita di Pula riprenderà il discorso interrotto a Febbraio con la semifinale raggiunta in Egitto, torneo che gli ha permesso a di ottenere il best ranking al 196esimo posto .

Stefano Travaglia ed Edoardo Lamberti alle prese con la preparazione atletica Stefano Travaglia ed Edoardo Lamberti alle prese con la preparazione atletica

“Si, mi reputo soddisfatto della scelta di trasferirmi qui, mi sono ambientato bene, ma ne ero certo considerato anche che già conoscevo sia Vanni che Fabbiano” – con i quali ora condivide anche l’appartamento oltre ad allenarcisi insieme di tanto in tanto. “Certo, ma questo è un discorso relativo considerato che siamo sempre in giro per tornei per cui sarà difficile trovare il tempo per allenarci insieme. Ciò che invece ha influito maggiormente sulla mia scelta, è un discorso diverso, legato all’organizzazione, alla professionalità, al poter lavorare in strutture adeguate che mi possano consentire di svolgere gli allenamenti nelle condizioni migliori possibili, senza pensare ad altro.  La Tennis Training è maggiormente strutturata per capire ed esaudire le normali necessità dei professionisti. Purtroppo nei circoli non sempre è così”.

E quando parla di accademia Stefano ne parla con cognizione di causa, considerato che a 18 anni saluta mamma Simonella (allenatrice di tennis) e papà Enzo, parte da Jesi con le sue due allenatrici Cinthia Conti e Natalia Grisolia, e per due anni si trasferisce in Argentina.
“E’ stata una prova dura, ma che ho voluto fortemente. Desideravo fare un’ esperienza diversa, ero curioso di capire come si lavorasse in Sudamerica, e più in generale vedere come era il mondo. Al di là dell’aspetto tennistico, vivere in un paese così lontano, che non ti concede la possibilità di tornare quando vuoi considerate le 12 ore di volo e i costi, ti apre la mente e ti permette di vivere, dal di dentro, una cultura diversa . E’ la differenza che c’è tra leggere un libro e vivere realmente quell’esperienza.

La mia vita lì è coincisa anche con un momento in cui in Argentina i tornei fioccavano, cosa che mi permetteva di gareggiare per 5-6 settimane di seguito, prima di tornare alla base, a Buenos Aires. In due anni sono riuscito a scalare diverse posizioni, e anche questo fattore mi ha spinto a non mollare e mi ha ripagato degli sforzi che stavo compiendo”.

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Si parla molto spesso del fatto che i tennisti in Italia sboccino più tardi, qual è la situazione in Argentina?
“C’è da dire che in Sudamerica, alla pari di Francia e Germania, si punta molto sullo sport e non è un caso che l’Argentina possa vantare tanti giocatori tra i top 100. Nella scuola dell’obbligo c’è molta attenzione all’attività motoria, ed anche nei circoli si nota facilmente quanta importanza viene riservata ai ragazzi che svolgono l’attività agonistica. Credo che in Italia, se vogliamo che i giocatori maturino prima e non sboccino solo in età matura, dobbiamo ripartire dalle scuole, dove si dovrebbe instaurare un maggiore collaborazione tra gli istituti e le accademie o società sportive. Far conoscere le diverse realtà ai ragazzi permetterebbe, quanto meno, di fargli svolgere più sport e combattere così il fenomeno dell’obesità infantile, causa di mille problemi, non ultimi quelli di carattere psicologico”.

Se l’obiettivo del 2014 era quello di raggiungere la 200esima posizione del ranking, Stefano vuole proseguire sulla politica dei piccoli passi.
“A 23 anni devo uscire dalla logica dei 10.000$, per cui sicuramente mi concentrerò sui Challenger, a cominciare da quello di inizio Aprile a Napoli. I futures? Solo nelle settimane cosiddette “morte” o se avrò bisogno di punti per entrare negli slam, come è successo l’anno scorso, quando la semifinale di Modena mi ha spalancato le porte degli Us Open”. E allora, In bocca al lupo “Steto”!

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