Un talento in ascesa, una voce fuori dal coro
Reduce dal trionfo sull’erba di Stoccarda, Taylor Fritz ha riconquistato la posizione n. 4 del ranking mondiale, lanciandosi con rinnovata fiducia verso la stagione su erba e in particolare verso Wimbledon. Ma più della sua brillante vittoria contro Alexander Zverev, a far discutere è la sua presa di posizione netta e senza filtri contro una delle regole più controverse del tennis moderno: il coaching in campo.
Ospite del podcast Tennis Insider Club condotto da Caroline Garcia, il tennista americano ha espresso in modo diretto e acceso la propria contrarietà alla possibilità di comunicazione tra giocatore e allenatore durante i match.
“È un male per il tennis”
Fritz non ha usato mezzi termini: “Credo sia orribile. Penso che sia davvero un male per il tennis”, ha dichiarato, definendo il coaching in campo una minaccia alla natura autentica dello sport. Per lui, la bellezza e la difficoltà del tennis risiedono proprio nell’autonomia decisionale del giocatore: “Perché qualcun altro dovrebbe dirmi cosa fare quando la strategia è una parte così importante del tennis?”
La sua visione è chiara: il tennis è, prima di tutto, uno sport individuale. E questa caratteristica non deve essere snaturata. “Devo capire da solo, in campo, se devo cambiare qualcosa. Se non sei abbastanza intelligente da capire che devi cambiare, è completamente assurdo che qualcun altro te lo dica”, ha affermato con fermezza, respingendo l’idea che un aiuto esterno possa migliorare lo spettacolo o il livello di gioco.
L’essenza del gioco secondo Fritz
Nella stessa intervista, Fritz ha sottolineato come la componente mentale e strategica del tennis sia uno degli aspetti più affascinanti dello sport. L’interferenza di un coach durante la partita, a suo dire, toglie valore al processo decisionale che ogni atleta dovrebbe affrontare in solitudine: “Il gioco del tennis è sicuramente danneggiato da questa regola”, ha ribadito.
Sebbene alcuni osservatori abbiano ipotizzato che rendere udibili al pubblico le conversazioni tra coach e giocatore potrebbe aumentare l’interesse degli spettatori, Fritz resta irremovibile: il prezzo da pagare sarebbe troppo alto in termini di autenticità.
Verso Wimbledon con idee chiare
Dopo un periodo complicato anche per problemi fisici, il 2025 di Fritz sta prendendo una piega positiva proprio nella fase più prestigiosa della stagione. Ora, con un trofeo appena conquistato e idee chiare su come dovrebbe evolversi (o non evolversi) il tennis, il giocatore statunitense si prepara ad affrontare il Queen’s e poi i campionati di Wimbledon con determinazione.
Il dibattito sul coaching in campo è destinato a proseguire, ma la posizione di Fritz contribuisce in modo significativo a tenere alta l’attenzione su un tema che tocca le fondamenta stesse di uno sport tanto solitario quanto affascinante.