Rafael Nadal già è arrivato ad Amburgo e prima della sua partenza per la città tedesca, ha parlato insieme a suo zio Toni all’aeroporto di Mallorca a proposito del ritorno a giocare dopo la prematura sconfitta a Wimbledon. Ogni volta che inizio, inizio da zero Vedremo questa seconda parte di anno dove, come sempre, sono sempre in cerca di punti. Da difendere o meno, devo conquistarli per provare a finire in una posizione dignitosa, ha spiegato l’attuale numero 10 del mondo.
Quando partecipi a un torneo parti sempre col pensiero di poter fare bene, a volte le cose vanno per il meglio, altre no. Si pensa sempre a dare il massimo per fare bene. Si fa ciò che si sente e che si crede sia meglio, analizza il tennista.
Toni Nadal mantiene un profilo simile però senza nascondere che suo nipote è il maggior candidato alla vittoria finale. Si va con l’aspettativa di poter vincere. Sappiamo che non sarà facile però penso che Rafael, visto quello che abbiamo visto qui e l’ultimo periodo sulla terra, è preparato per essere, probabilmente, il massimo favorito nel torneo.
La verità è che ci siamo allenti abbastanza bene. E’ anche vero che lo facciamo da mesi ma non abbiamo abbastanza continuità nelle partite. Giochiamo il torneo di Amburgo con l’intenzione di mettere da parte una buona quantità di punti in modo da avere più tranquillità nel resto della stagione”.
L’allenatore di Rafael ha commentato il fatto di tornare sulla terra e poi tornare sui campi in cemento. Per lui il cambio da una superficie all’altra è sempre un problema. Comunque, credo che giocare ad Amburgo gli possa essere d’aiuto. Se disputerà un buon torneo, giocherà i tornei in America con maggior fiducia.
Infine, Toni ha detto la sua su Conchita Martínez, nuova capitana della Coppa Davis. Si è cercata la soluzione più facile da adottare, ossia assumere Conchita che già lavorava con la Federazione. Abbiamo partecipato a una riunione a Londra e abbiamo detto: “Bene, eleggiamo Conchita che è già dentro la Federazione”. La proposta è stata accettata senza problemi. In fin dei conti, chi vince o perde le partite sono i giocatori, il capitano può far davvero poco. Per esempio con Carlos Moya, nonostante sia una persona eccellente, un buon giocatore e credo un buon capitano, siamo scesi comunque in seconda divisione.
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