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Una coppia felice

Lo svizzero e lo svedese rappresentano indubbiamente una delle partnership più durevoli del circuito. Ed è assolutamente comprovato quanto Norman abbia inciso nei risultati di Stan Wawrinka: dall’inizio della collaborazione si è visto un giocatore pian piano maturato, sino a diventare completamente diverso sul piano mentale. Uno Slam a stagione per tutti e tre gli anni e un gioco di tutto rispetto sono il biglietto da visita di una scelta sicuramente fortunata

RAPPORTO FORTE – I due hanno accettato di parlare al sito dell’ATP delle ragioni sottostanti alla natura e alla forza del loro rapporto. Era il 2013 quando avvenne il primo contatto tra i due, prima di allora Norman era l’uomo dietro alla carriera strabiliante quanto inaspettata di Robin Söderling, con una finale al Roland Garros e un posto nei top 5. La favola sarebbe terminata con quell’odioso problema di nome mononucleosi da cui lo svedese non si sarebbe più ripreso. La decisione di collaborare, secondo Wawrinka, sarebbe avvenuta durante Indian Wells, e lo stesso svizzero si dice ancora sorpreso dei traguardi e dei risultati ottenuti insieme all’ex campione svedese: «sinceramente speravo di ottenere una scossa, un cambiamento. Ma non mi sarei mai aspettato di ottenere questi risultati e di poter occupare questa posizione in classifica. Se proprio devo dire qual è il nostro segreto, allora dico che è l’equilibrio che abbiamo ottenuto tra il professionale e l’umano, tra l’allenatore e l’amico». Il rapporto interpersonale quindi conta parecchio anche nel tennis: «Passiamo diverso tempo assieme, inoltre Magnus mi dice sempre ciò che pensa sia un bene per me e ciò che non lo è».

POTENZIALE – Magnus Norman, dal canto suo, ci tiene a sottolineare quelle le potenzialità di Wawrinka come giocatore ben prima del suo arrivo come coach: «quando iniziai a lavorare con Stan tutti sapevano che era un gran giocatore. Aveva già vinto diversi titoli, probabilmente gli serviva quella marcia in più. Non credo di aver fatto cose straordinarie, già prima andava bene. A dimostrazione di questo basti pensare che, poco dopo aver iniziato a lavorare insieme, già aveva raggiunto la finale di Madrid. Ripensandoci, dico che l’aver iniziato subito con buoni risultati ha dato un importante avvio al nostro rapporto, permettendoci di lavorare meglio e con serenità». Si tiene molto sul politicamente corretto lo svedese, che non manca di sottolineare come «Stan fosse sempre sembrato un bravo ragazzo». In ogni caso è appurato che Norman non se li sceglie proprio simpatici: se Wawrinka ha fatto parlare di alcune sue scelte discutibili, c’è da ricordare che Söderling era considerato il più antipatico (o quasi) del circuito. Ma ciò non importa, perché i risultati parlano. Gli obiettivi per il futuro sono collegati alla ricetta lavorativa di sempre «vogliamo continuare a sviluppare al meglio il gioco di Stan per essere pronti per ogni torneo. Si deve lavorare sodo ed essere umili». E sembra che se i frutti sono una posizione stabile nei primi cinque del ranking ed uno Slam all’anno, allora tutti funzioni alla grande.

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Giovanni Romano

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