Yannick Noah, capitano della selezione francese di Coppa Davis, ha parlato ai microfoni di Marca della finale che la sua nazionale disputerà contro il Belgio a novembre. Non solo, il vincitore del Roland Garros 1983 si è soffermato anche sulla delicata questione della non convocazione di Paire e, soprattutto, ha bacchettato i giocatori che preferiscono la Laver Cup alla Davis.
“E’ un argomento piuttosto sensibile“, esordisce Noah circa il confronto tra Laver Cup e Coppa Davis. “Non ho seguito molto la Laver Cup, preferisco essere più vicino alle manifestazioni tradizionali come la Davis. La scorsa settimana a Praga ho visto giocatori che rappresentavano se stessi e questo non accadrebbe mai in Davis. In sostanza, il destino della Davis è tutto nelle mani dei tennisti“.
“Alla fine non ci sarà Benoit Paire. E’ vero che ha vinto un paio di partite però non posso cambiare squadra ogni volta che un giocatore vince due o tre match. Tutto dipende dallo spirito. Quando l’anno scorso sono stato ai Giochi Olimpici non credo che Paire abbia capito lo spirito dell’evento, ecco le Olimpiadi e la Davis hanno molto in comune. Non devi rappresentare te stesso, devi giocare per il paese“.
Questa è una vecchia storia, ormai raccontata da troppo tempo. La Davis, forse, sta perdendo il fascino di un tempo e i migliori giocatori del mondo, vivendola come un peso a una stagione intensa ed impegnativa, la snobbano contribuendo, come se non bastasse, a sminuire i meriti di chi va avanti. Come rendere più appetibile la celebre Insalatiera? Probabilmente non era così necessario istituire un altro torneo di esibizione in cui tutti i giocatori, compresi i sostituti, hanno portato a casa un premio in denaro non indifferente. Si è provato ad assegnare punti Atp, ma a certi livelli non fanno la differenza. Neppure l’incentivo alla partecipazione obbligatoria in ottica Olimpiadi è servito a qualcosa. Altra proposta? Alleggerire il calendario dei tornei in modo da assicurare periodi di pausa più lugnhi nelle settimane di Coppa Davis, ma questo cozzerebbe, inevitabilmente, con esigenze televisive e sponsor. Sarà anche suggestivo assistere ad un match di doppio di cui una squadra è formata dai due tennisti per eccellenza, non meno affascinante sarebbe vedere Federer e Nadal scambiarsi un sincero abbraccio intriso di stima e rispetto, ma niente di tutto ciò avrebbe lo stesso effetto dell’inconfodibile atmosfera della Coppa Davis e la soddisfazione di rappresentare il proprio paese.
Il tennis non è, e non sarà mai, uno sport di squadra.
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