Nel 2019, a soli 17 anni, Amanda Anisimova stregava il mondo del tennis con un’inaspettata semifinale al Roland Garros. Il suo talento cristallino e il suo stile elegante sembravano annunciare una carriera destinata a brillare ai vertici del circuito WTA. Ma dietro la rapidissima ascesa si nascondeva un prezzo alto da pagare: quello della pressione, dell’aspettativa, del burnout. Due anni fa, Amanda ha deciso di fermarsi. Non per infortunio, ma per salvare sé stessa.
“Ho sempre spinto a tutta, perché non mi ero mai presa una pausa”, ha raccontato in un’intervista rilasciata al Guardian durante il Madrid Open. “Mi sembrava ingiusto continuare a spingere e spingere come se non fossi un essere umano”. Una riflessione lucida e potente che mette in discussione uno dei dogmi più radicati nello sport professionistico: che fermarsi equivalga a fallire.
Nel 2022, Amanda si è trovata al limite. I successi iniziali si erano trasformati in un peso insostenibile. “Stavo lottando con lo stile di vita e lo stress che ne derivava, e questo mi stava influenzando molto anche in campo”, ha confessato. Il tennis, da passione, era diventato un obbligo. I tornei non la entusiasmavano più. Gli allenamenti, un peso. La gioia era scomparsa.
Così ha fatto ciò che pochi si permettono: si è ritirata temporaneamente dal circuito. Una scelta non facile, ma fondamentale. “So di essere privilegiata ad aver avuto la possibilità di prendermi una pausa. Non tutti possono permetterselo. Ma non potevo più continuare così.”
In quel periodo lontano dai campi, Amanda si è riscoperta. Ha viaggiato, ha trascorso tempo con amici e famiglia, ha studiato in presenza alla Nova Southeastern University in Florida – dopo aver già completato una laurea a distanza in economia e psicologia – e ha persino scoperto la pittura, passione che l’ha portata a realizzare opere poi donate a cause benefiche legate alla salute mentale e alla lotta alla fame e agli abusi infantili.
Alla fine del 2023, la racchetta è tornata tra le sue mani. Non per dovere, ma per scelta. Con una mente rinnovata e un corpo riposato, Anisimova è tornata a competere nel 2024. I risultati? Parlano da soli: vittoria del suo primo WTA 1000 in Qatar e un nuovo best ranking, oggi al numero 16 del mondo.
Ma più dei traguardi sportivi, Amanda è fiera della persona che è diventata. “Penso di aver rinfrescato la mente e di essermi presa il tempo di cui avevo bisogno. Si tratta di un tema fondamentale e sono felice di parlarne apertamente”, ha detto. E ancora: “Non credo che spingermi ancora oltre fosse un’opzione per me. È importante essere fedeli a sé stessi e a come ci si sente, perché è questo che contribuisce alla felicità.”
Anisimova ha anche riconosciuto l’importanza di colleghe come Naomi Osaka, che hanno aperto la strada a una maggiore consapevolezza sul benessere mentale degli atleti. “Forse non è più un tabù, ed è positivo che se ne parli. La generazione precedente ha dovuto spingere attraverso troppe cose. Non è sano a lungo termine.”
Il ritorno di Amanda Anisimova al Roland Garros, sei anni dopo la sua esplosione, ha un significato profondo. Non è solo il ritorno di una tennista talentuosa, ma quello di una giovane donna che ha avuto il coraggio di ascoltare sé stessa, di mettere in pausa una carriera per salvaguardare la propria salute mentale.
La sua storia è un esempio prezioso per lo sport moderno: che fermarsi non significa arrendersi, ma spesso è il primo passo per andare davvero avanti.
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