Avremo ancora tennis nel 2020?

Il mondo dello sport in questi giorni si interroga da più parti su quando e come si potrà tornare alla normalità. L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus oltre che trasmettere paura per la nostra salute, ci sta facendo provare uno dei sentimenti più duri da affrontare, ovvero l’insicurezza. Essa regna sovrana a tutti livelli in primis in ambito sportivo con grandi eventi cancellati o prossimi ad esserlo e stagioni sospese o neanche iniziate.
Ma tornando a noi, cosa ne sarà del nostro amato tennis nel 2020? Esiste davvero la possibilità di non vederlo più per quest’anno? Proviamo a giocare questa partita tra tennis e Coronavirus.
Partiamo da quello che sappiamo. Ufficialmente no, la stagione non è stata interamente cancellata. La data fissata per riprendere l’attività è quella del prossimo 6 giugno con i tornei su erba, la stagione su terra è stata completamente cancellata ma alcuni eventi hanno già trovato altre sistemazioni (Roland Garros su tutti) e per altri si sta provando con fatica a trovare una soluzione.
Naturalmente tutto questo non significa che sicuramente si tornerà a giocare a giugno ma quantomeno che esiste la volontà di farlo e che “gli esperti” non hanno optato subito per la cancellazione di tutti i tornei 2020 (15-0 per noi).


Usando però un po’ di buon senso e pragmatismo bisogna però essere più realisti.
Non esistono certezze su quando e soprattutto su come finirà l’emergenza Coronavirus e quindi (per i più pessimisti) la possibilità che non si giochi più per tutto l’anno esiste e come (15-15).
Innanzitutto una delle problematiche più grandi del mondo del tennis viene dal sistema tennis stesso. La stagione tennistica internazionale su tutti i livelli è fatta di tornei grandi o piccoli che siano, sparsi su tutti i continenti con giocatori e addetti ai lavori che devono spostarsi in continuazione da un lato all’altro del mondo (proprio quello che non piace al Coronavirus) e in un momento globale come questo pare veramente difficile che si possa tornare alla normalità nel breve/medio periodo considerando che la pandemia non ha risparmiato nessuno e che le uniche soluzioni efficaci messe in atto sono proprio quelle del non vedersi e limitare gli spostamenti (15-30).
Per altri sport il il discorso potrebbe essere differente (pensiamo ai campionati nazionali negli sport di squadra che attraverso la propria federazione potranno prendere decisioni differenti in base alla situazione nel proprio paese) ma per il tennis e gli sport dove esiste un circuito internazionale (esempio i motori) e quindi uno spostamento al di fuori dei confini nazionali, la ripresa potrebbe essere molto più complicata.
Altro elemento da valutare sarebbe la questione pubblico. Il tennis ha fatto capire da più parti di non amare le porte chiuse (e chi le ama…) e anche questo fattore sembra sposarsi perfettamente con la tesi pessimistica che non si possa più giocare per questo 2020 (15-40 e palla break). Gli sport che riprenderanno, se riprenderanno, difficilmente potranno farlo senza pesanti limitazioni e controlli.

Prima di cedere alla vittoria del virus e di non vedere più tennis per quest’anno, valutiamo anche un’altra questione legata tutta all’imprevedibilità della situazione attuale che come detto più volte evolve di settimana in settimana se non di giorno in giorno. Un mese fa neanche il più pessimista degli esseri umani avrebbe immaginato quello che stiamo vivendo attualmente con oltre un miliardo di persone chiuse in casa in tuto il mondo, ed è quindi oltremodo azzardato fare previsioni in ogni direzione (i primi a non sbilanciarsi mai sono proprio i membri della comunità scientifica ai quali ci si affida per emanare decreti e comunicare con la popolazione).
Se la situazione come tutti ci auguriamo dovesse pian piano migliorare non è detto che, seppur con limitazioni, non si possa portare avanti questa sfortunata stagione. Se per gli spostamenti il sistema tennis è in una posizione svantaggiosa rispetto al Coronavirus, a livello organizzativo potrebbe avere qualche carta da giocare in più poiché pur essendo un circuito collegato, l’organizzazione dei diversi tornei è indipendente (30-40).
Aspettiamo a cedere, in tutta questa situazione quel che appare chiaro è che il mondo dello sport sia quello che più di tutti voglia tornare alla normalità e lo sta facendo sì per i grandi interessi economici che ci sono in ballo ma anche perché è una parte molto più importante di quello che pensavamo dentro le nostre vite. La parola d’ordine oltre che “Rimaniamo a casa”  deve essere “Pazienza”, aspettando gli sviluppi di una situazione indecifrabile e altalenante che tutti noi ci auguriamo volga al termine nel minor tempo possibile.

Exit mobile version