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Camila Giorgi, un anno da dimenticare

UN STAGIONE SENZA ACUTI- Sembrano ormai lontani anni luce i giorni della Camila Giorgi in ascesa , i giorni che ne hanno segnato l’ingresso nell’elite della Wta. Lontano quel mese di luglio dello scorso anno quando la soglia della Top 30 era proprio lì, ad un passo. Le speranze nel definitivo salto di qualità c’erano, nonostante le tante perplessità. Invece, una stagione negativa  quella vissuta dalla marchigiana;  dopo un promettente inizio vi è stato…il nulla. La  finale a Katowice e poi i quarti a Hobart, Seoul, Washington e Praga sono rimasti lì a segnare l’inizio di un anno che non ha mantenuto ciò che sembrava promettere. Tanti i problemi per la Giorgi, tanti quelli di natura extra -tennistica. Stretta nella morsa di infinite polemiche e della querelle, con risvolti legali, che vede protagonista il suo papà-coach Sergio ed i vertici della Fit, Camila ha di certo subìto i contraccolpi di una situazione in cui, spesso, è sembrata recitare una parte da comprimaria più che da protagonista. A tenere la scena in una vicenda che fa tanto male al tennis italiano erano , e sono, altri. Ma, nonostante le straordinarie circostanze che hanno segnato questo anno, la  sensazione è che anche altri nodi, oltre a quelli del rapporto con la Fit, siano venuti al pettine. E sono nodi tutti squisitamente tennistici.


IL GIOCO CHE NON C’E’ – E’ triste da dover ammettere ma, nonostante gli anni passino, il gioco di Camila rimanere sempre, ormai stucchevolmente, fisso in quelli che erano i criteri che l’hanno segnato dal 2011 ad oggi. Un gioco totalmente votato alla potenza pura, alla velocità del ritmo intesa non come strategica sottrazione del tempo all’avversaria, ma come  vorticosa  esecuzione di colpi forti e piatti, da qualunque punto del campo, in qualunque situazione di gioco, a cominciare dal servizio. Pensando al tennis come sport di sostanziale adattamento alle situazioni , non è difficile comprendere perchè il game-plan di Camila sia spesso un condensato di monotonia tecnico- tattica che ha facilitato il gioco e fatto la felicità di tante avversarie. Una stasi da cui Camila sembra non riuscire a venir fuori. Concetti ripetuti spesso ma che, col passar del tempo, mettono ormai in luce sempre di più le criticità irrisolte che hanno, con ogni probabilità, segnato la crescita tennistica di Camila in anni ormai lontani, gli anni della formazione. Il tempo però passa inesorabile e ipotizzare un cambiamento, un   cammino diverso, per una tennista indubbiamente dotata di straordinari mezzi atletici diventa sempre più arduo. L’augurio  è che il 2017 possa  segnare una nuova ripresa per l’azzurra o, quanto meno, un ritorno nella Top 50; posizione  che sembra comunque  alla sua portata. Non resta quindi che attendere e, ancora una volta,  sperare.

Piera Camerlingo

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