Dopo i primi malintesi, è quasi certa la testa di serie a Wimbledon per Serena Williams

Serena Williams, che sta ricostruendo non senza difficoltà la sua carriera a 36 anni e mezzo, dopo la nascita della primogenita Alexis Olympia avvenuta nel Settembre 2017, sarà quasi certamente testa di serie a Wimbledon, nonostante la singolare confusione creatasi martedì scorso presso le sale conferenze dell’All England Club. All’americana è stato garantito un posto nel tabellone principale del Grande Slam inglese grazie al ranking protetto ma, secondo le regole non troppo nitide della WTA, non era chiaro se poteva far parte delle prime 32 teste di serie, condizione che le eviterebbe di incontrare, già dal primo turno, le giocatrici più forti del ranking mondiale. Ci sono stati diversi fraintendimenti quando, in occasione della conferenza stampa di primavera del Club, rispondendo alle domande non sempre comode dei giornalisti, il presidente di Wimbledon Philip Brook e l’amministratore delegato Richard Lewis hanno dato segnali contrastanti sull’idoneità della Williams ad essere inglobata all’interno delle 32 teste di serie del torneo. Quando è stato sottolineato che il regolamento del Club prevede che si segua la classifica corrente, unita ai risultati conseguiti in quel di Church Road nei due anni precedenti, hanno dichiarato: “Il seeding londinese segue l’elenco della classifica WTA tranne laddove, secondo il parere del Comitato, sia necessario un cambiamento per favorire un tabellone equilibrato” -ed entrambi sono parsi riluttanti nell’elargire un’opinione definitiva sulla questione. Brook, nel parlare della gravidanza di Serena, ha riconosciuto come “sia totalmente diversa da un infortunio” -sul quale non ci sarebbe stata nessuna controversia a proposito e ha aggiunto: “Sentiamo una forte empatia e una grande solidarietà per la faccenda”. Tuttavia Lewis, successivamente, ha detto alla BBC: “In passato è capitato che le giocatrici usufruissero di un cambio di posizione, ma albergavano tutte all’interno delle 32 teste di serie” -e ha definito improbabile che ciò possa avvenire in questo caso, dato che per far posto alla Williams bisognerebbe escludere un’altra giocatrice. In seguito, dopo una veloce telefonata transatlantica da parte del responsabile esecutivo della WTA, Steve Simon, Wimbledon ha rilasciato una nuova, seppur breve, dichiarazione/smentita, nella quale si afferma che non ci sarebbe nessun problema nel concedere a Serena la testa di serie all’interno del tabellone principale. Un portavoce ha confermato: “è ragionevole affermare che il Comitato ha il potere discrezionale di conferire ad un/a giocatore/trice una classifica ad hoc per i Championships, indipendentemente dal ranking occupato. Questa discussione avrà luogo nella riunione del 26 giugno”. I campionati inizieranno, come da calendario, il 2 luglio. Pertanto, considerato che la questione Williams rappresenta un caso particolare che potrebbe costituire in futuro un precedente nel tennis femminile, sembra difficile che il Comitato possa escluderla dal gruppo delle teste di serie; il che significherebbe anche salvare il Club dall’inconveniente di avere una disputa con una campionessa ampiamente riconosciuta come una delle più grandi della storia del Tennis mondiale. Serena infatti ha vinto 7 dei suoi 23 Majors a Wimbledon.

Serena Williams con la piccola Alexis
Serena Williams con la piccola Alexis

Questa settimana, in un’intervista con il New York Times, Williams ha chiarito che “la gravidanza non è un infortunio” e non dovrebbe pregiudicare un atleta, con una storia di tutto rispetto alle spalle, dal riprendere a competere in prossimità del suo precedente livello; ragionamento condiviso anche da Brook, come affermato martedì scorso. “Penso sia qualcosa di più di una protezione dovuta alle donne per avere una vita anche al di fuori del lavoro” -ha detto Serena al quotidiano, prima che il suo video-documentario per il network HBO venisse proiettato negli Stati Uniti, il mercoledì sera di una settimana fa. “Non credo che si debba aspettare il ritiro per avere un bambino. -ha continuato- Se si desidera averlo e per questo si resta un paio di mesi o un anno fuori dal campo per poi rientrare, non si dovrebbe essere penalizzati. La gravidanza non è un infortunio”. Serena ha vinto l’ultimo torneo del Grande Slam agli Australian Open del 2017, contro sua sorella Venus, quando lei era già incinta di sette settimane, ma la notizia è emersa solo più avanti. Ad Aprile ha deciso per il ritiro temporaneo dalle competizioni, proprio per mettere al mondo Alexis Olympia. In un articolo rilasciato alla CNN nel mese di febbraio, la campionessa ha rivelato di aver rischiato di morire dopo la gravidanza a causa di un’embolia polmonare, un problema che già in passato l’aveva tormentata e costretta ad uno stop lunghissimo tra il 2010 e il 2011. Il suo ritorno è avvenuto in un match di esibizione ad Abu Dhabi il 30 dicembre, dopo essere stata costretta a restare a letto per sei settimane, per riprendersi dalla bruttissima esperienza vissuta dopo il parto, senza sapere se avrebbe mai recuperato la stabilità e la giusta forma fisica. Ha deciso all’ultimo minuto di non difendere il titolo agli Open d’Australia a Gennaio, mentre un mese dopo  ha voluto giocare in doppio per gli Stati Uniti accanto a sua sorella Venus, in occasione del primo turno di Fed Cup contro l’Olanda, pur sentendosi ancora molto lontana dal top della forma. Da allora ha perso due match: il primo dalla sorella maggiore al terzo turno del WTA Premier di Indian Wells; il secondo al primo turno del Miami Open, per mano della campionessa dei Pozzi Indiani Naomi Osaka. Si trovava lì, presso la sua casa di Palm Beach Gardens in Florida, quando è venuta a sapere che, forse, a causa della lunga assenza per gravidanza non potrà essere testa di serie a Wimbledon. Come dirà lei stessa, al sentire la notizia, si è spenta un’altra piccola luce nella sua vita. Un giocatore che ha sostenuto fortemente la più giovane delle sorelle Williams, per il riconoscimento della testa di serie, è Andy Murray, che lo scorso anno a Wimbledon corresse un giornalista che aveva definito Sam Querrey (colui che lo aveva eliminato ai quarti di finale del torneo, dopo una battaglia durata 5 set) “il primo americano a raggiungere una semifinale slam dal 2009”. Tra gli uomini precisò Murray, riferendosi proprio alla super campionessa con cui, l’anno precedente, aveva condiviso gli onori della gloria e il gran ballo della vittoria sui verdi prati londinesi.

http://www.tenniscircus.com/around-the-net/serena-williams-un-giorno-mi-ritirero-ma-non-ancora/

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