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Eugenie Bouchard si affida al leggendario Gil Reyes

Nel 2014 la Bouchard è stata numero 5 al mondo ed era andata in fondo in ben tre Slam, riuscendo a raggiungere ben due semifinali (Melbourne e Parigi) con la chicca della finale negli storici Championshipdi Wimbledon. Ma gli anni seguenti non sono stati all’altezza delle aspettative e la canadese nelle ultime due stagioni non è riuscita ad avere la continuità di rendimento che ci si aspettava da lei.

STAGIONE PESSIMA – In questo 2016 Eugenie ha ottenuto dei risultati palesemente deficitari. Ed è molto strano, considerando che la stagione era anche partita bene con le finali di Hobart e di Kuala Lumpur meritatamente raggiunte. Ma purtroppo non sempre il buongiorno si vede dal mattino, e da allora la canadese non è riuscita ad ingranare. Il ranking è rimasto sempre grossomodo intorno alla cinquantesima posizione e la Bouchard non è praticamente mai riuscita a vincere più di due partite di fila. Negli Slam i risultati non sono stati migliori: solo quattro match portati a casa e soltanto sull’erba londinese si è raggiunto il terzo turno. Evidentemente le cose non andavano e così la canadese, classe ’94, ha deciso di affidarsi all’usato sicuro che, nell’occasione, risponde al nome di Gil Reyes.

GUIDA CARISMATICA – Lo storico allenatore di Andrè Agassi è stato infatti prescelto per ridare vigore atletico e tattico alla giocatrice, in palese stasi mentale. La stessa Bouchard si è tuttavia accorta della sua incapacità di uscire dall’impasse, dichiarando al Daily Telegraph che «questo 2016 era iniziato bene, però ad un certo punto le cose non hanno più iniziato a girare e sento di essere tornata indietro. Avrei potuto fare meglio in molte occasioni. Ora con Gil spero di tornare a quel livello di gioco e di classifica che penso mi possa appartenere». Tra le cause di questa regressione Eugenie ha anche indicato, oltre al suo impegno mentale, anche «il non avere la squadra giusta intorno a me e, perché no, il non praticare la corretta dieta». E ora arriva Gil Reyes. L’uomo del miracolo di Agassi, in grado di riportarlo in vetta ranking quando era sceso fino alle 147esima posizione. Colui che fu capace di infondergli fiducia nei momenti peggiori, ma anche di ricostruirlo come atleta in chiave fisica. Più un personal trainer che un allenatore. Più un maestro che un coach. Ma forse è proprio quello di cui Eugenie aveva bisogno. E questa prossima stagione si presenta già, ad un mese dalla partenza, con delle grandi aspettative.

Giovanni Romano

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