Facciamo il (grande) punto

L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ha in qualche modo riportato il mondo del tennis ad una parvenza di normalità. Dopo l’anomalo e spinoso 2020, che ha messo in ginocchio anche il mondo dello sport, il 2021 ha infatti ridato vita a diversi tornei, ha restituito gli stadi agli spettatori e ha concesso un sospiro di sollievo a tutti coloro che lavorano in questo mondo. Ovviamente le aspettative per il 2022 tendono ad essere anche più alte, anche se rimangono da affrontare diversi punti spinosi già da ora.

La prima questione è sicuramente legata agli Australian Open. L’ultima edizione è stata giocate in condizioni particolari, con un forte ritardo, una lunga quarantena obbligatoria – che per qualcuno si è trasformata in un incubo di 15 giorni nella propria camera d’albergo – e abbondanti critiche, più o meno giustificabili. Nel 2022 lo Slam dovrebbe tornare nelle sue settimane classiche, ma a far discutere solo le regole sulla necessità di essere vaccinati per poter aver accesso al ricco tabellone di Melbourne. Se da una parte molti concordano con questa decisione, c’è però in corso una forte querelle tra Djokovic e il suo entourage – compreso il padre, Srdan – e lo stato del Victoria. Il numero 1 del mondo potrebbe infatti saltare l’appuntamento nella capitale, ma sembra ancora presto per avere certezze.

Un’altra questione di primissimo rilievo al momento è la vacillante relazione tra la WTA e la Cina. Da qualche anno a questa parte sembrava sbocciato l’amore tra l’associazione del tennis femminile e la superpotenza mondiale, tanto che quest’ultima poteva contare su un altissimo numero di tornei nel corso della stagione, tra cui gli importanti appuntamenti di Pechino, Wuhan e soprattutto delle WTA Finals di Shenzen – per le quali c’è un accordo addirittura fino al 2030 – e dell’Elite Trophy di Zhuhai. Questa consolidata partnership è però andata in frantumi nelle ultime settimane a seguito del caso Peng Shuai, che ha mobilitato non solo il mondo del tennis e dello sport, ma anche persone estranee a questi ambiti. Non convinto dello status attuale dell’ex campionessa cinese, il CEO Steve Simon ha deciso di cancellare tutti i tornei con sede in Cina fino a data da destinarsi, perdendo così una grossa fetta del proprio calendario ma dimostrando una fermezza di principi necessaria in casi come questi. Seppur alcuni abbiano fatto notare come in Cina al momento non si stiano disputando tornei a prescindere – e non c’erano ancora notizie sugli eventi del 2022 -, questa presa di posizione ha comunque un notevole valore e la ferita che si è creata molto difficilmente verrà chiusa. Nessuna comunicazione invece dall’ ATP fino ad ora, ma c’è ancora tempo per cambiare direzione.

 

Per quanto riguarda invece la presenza degli spettatori ai tornei, è difficile fare grosse previsioni al momento. Salvo restando che queste norme vengono decise dai singoli tornei, è plausibile che in diverse aree vedremo gli stadi a capienza quasi massima, mentre in Europa rimarranno in vigore regole di limitazione più blande rispetto al passato. Il tutto ovviamente da valutarsi di settimana in settimana, come ci siamo abituati a fare negli ultimi due anni.

C’è sicuramente grande attesa per alcuni ritorni in programma, ma al contempo cresce anche la paura di dolorosi addii. In primis c’è Roger Federer, che nelle scorse settimane ha fatto sapere che a gennaio tornerà a fare preparazione atletica e per marzo potrebbe essere in campo. Occhi puntati su Wimbledon, grande obiettivo, da cui dipenderà probabilmente anche il proseguimento della sua carriera. C’è fervore anche per il possibile ritorno di Juan Martin del Potro, che ha emozionato tutti in primavera raccontando il suo recupero post-intervento in vista delle Olimpiadi. Non è riuscito ad essere al via purtroppo, ma ora pare determinato a riprendere gli allenamenti per un possibile grande rientro. Anche sulle sorelle Williams aleggiano grandi dubbi, visto che Serena non ha più giocato dopo il malaugurato Wimbledon, mentre Venus fatica a mantenere la forma fisica necessaria. Non sappiamo ancora la loro programmazione, ma le perplessità non sono poche visto il crollo nel ranking di entrambe. È già arrivato invece il ritiro di Johanna Konta – di 10 anni più giovane delle statunitensi -, mentre Sam Stosur giocherà l’ultimo Australian Open della sua carriera. Grandi punti di domanda anche su Naomi Osaka, che potrebbe tornare in campo già a gennaio ma non si sa che in che stato di forma.


Per concludere, arriviamo agli azzurri. All’orizzonte c’è una stagione con grandi aspettative per i nostri rappresentanti, Berrettini e Sinner in primis. Matteo ha dimostrato di potersela giocare alla pari con tutti o quasi, e la prima finale Slam ne è un lampante esempio, ma ha anche capito di dover mettere il suo corpo al primo posto. L’infortunio rimediato a Torino, lo stesso di inizio anno in Australia, ha rovinato un meritato finale di gloria e sarà ora una priorità rimanere in salute quanto possibile. Jannik sta invece proseguendo il suo cammino di crescita e l’impressione è che stia imparando da ogni sconfitta come si propone di fare con il suo team. Dietro a loro c’è un solido movimento, con Sonego in cerca di un ulteriore step in avanti, Musetti pronto a far bene non appena ritroverà equilibrio anche fuori dal campo e tanti giovanissimi che potranno mettersi in luce a livelli più alti, tra cui Cobolli e Nardi. In campo femminile c’è sicuramente grande attenzione verso Camila Giorgi, che quest’anno ha messo la ciliegina sulla torta con il WTA 1000 di Montreal e che potrà dire la sua anche nel 2022, se lo vorrà. Ma c’è anche curiosità verso Jasmine Paolini, ormai top50, che nei prossimi mesi potrà ritoccare il proprio best ranking e continuare l’eccezionale lavoro fatto con Renzo Furlan fino a qui, così come verso Lucia Bronzetti, allieva del team Piccari, che potrà proseguire nella sua bella crescita. Dalle retrovie poche certezze, ma la speranza di vedere Pigato, Delai ed una ritrovata Cocciaretto nel tour maggiore, e magari di scoprire qualche nuovo nome pronto per scalare le classifiche.

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