Angelique Kerber: “Nel 2011 volevo ritirarmi”. Kuznetsova: “L’importante è vincere i match”

Quest’anno ha vinto due Slam, ha fatto finale alle Olimpiadi ed è diventata la nuova n. 1 al mondo. Eppure, per un certo periodo, aveva pensato di dire basta al tennis.

“ERO STANCA DI PERDERE” –
Dopo la sconfitta a Wuhan contro Petra Kvitova, la tedesca Angelique Kerber, intervistata dall’agenzia tedesca SDA, ha parlato dei primi anni della sua carriera, quando ancora faticava a diventare una delle migliori. Nel 2011 Angie aveva 23 anni, e mentre le sue colleghe e grandi amiche Caroline Wozniacki e Agnieszka Radwanska vincevano tornei e conquistavano il podio del ranking Wta, la tennista di Brema faticava a rimanere tra le prime 100. “Fino a Wimbledon, nel 2011, avevo perso 10 volte al primo turno e mi dicevo che così non potevo continuare. Allora ero n. 91 del mondo e decidi di darmi tempo fino alla fine dell’anno: se i risultati non sarebbero arrivati, avrei smesso. Poi ho raggiunto la semifinale agli Us Open e ho capito che potevo fare molto di più”. Per fortuna per lei, gli Us Open 2011 sono il primo vero punto di svolta: raggiunge la semifinale a sorpresa, battendo ai quarti la nostra Flavia Pennetta. Da allora Kerber è sempre stata tra le migliori, quasi costantemente in top-ten. Il 2016 è stato l’anno della consacrazione definitiva, diventando l’attuale tennista più forte del mondo ai danni di Serena Williams.
“IL TALENTO CONTA POCO” – Svetlana Kuznetsova, che ieri ha battuto Venus Williams a Wuhan, in Cina, ha detto la sua su Angelique Kerber, definendola una gran combattente, molto diversa per stile a una tennista come Serena Williams, che unisce alla forza un enorme talento. Per “Sveta” contano poco le doti che ti fanno vincere le partite – che sia il talento, o la potenza, o la resistenza -, l’importante è vincere: “Non importa ciò che la gente dice, ma i match vinti. Angelique è una fighter, si difende molto, è costante. Lavora molto in palestra, ma anche tante altre ragazze lo fanno, e non sono nemmeno lontanamente vicine alla top-10. Su di me dicono che ho molto talento e che lavoro tanto, ma a me interessa poco cosa pensano. Credo che sia soprattutto l’aspetto mentale a contare: alcune ragazze giocano in maniera incredibile e ti domandi perché non sono in top-20. Sono giocatrici straordinarie, ma vincono meno alla fine”. Secondo “Sveta”, che pur avendo vinto due Slam come Angelique è stata al massimo n. 2 del mondo, non c’è molta differenza tra la n. 1 e 2 del mondo nel circuito Wta: “Penso alla mia amica Anastasia Myskina, che era arrivata a match point contro una nostra cara amica Elena Likhovtseva: se avesse vinto quel match, sarebbe diventata numero uno. Lo ha perso e non lo è mai diventata. Quindi la differenza è poco, è soltanto un passo in più da compiere ed è positivo per le giocatrici saperlo.”
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