Questo 2019 era iniziato nel migliore dei modi per Petra Kvitova. Titolo a Sydney e finale agli Australian Open persa in tre set da Naomi Osaka. Di recente si era spinta in fondo anche a Dubai, frenata da una ritrovata Belinda Bencic. Alcuni segnali di un possibile calo fisico erano evidenti sin dalla finalissima di Melboune, alla quale Petra è arrivata a corto di energie, rimessa in partita -nel secondo set- da una Osaka paralizzata dalla paura di vincere. Avrebbe dovuto saltare il WTA Premier di San Pietroburgo, per non sprecare ulteriori energie preziose in vista dei succulenti appuntamenti futuri, ma, come spesso sciaguratamente accade nelle sue scelte programmatiche, la ceca ha preferito non parcellizzare la presenza nel circuito e, all’indomani della chiusura del torneo di Dubai, ha rilasciato alcune dichiarazioni davvero preoccupanti sul suo stato di salute: “Quando tornerò a casa –ha comunicato ai giornalisti– dovrò vedere un medico il prima possibile. Il mio corpo sta crollando. Ho bisogno di una settimana di totale riposo, sia a livello fisico che mentale. Il tennis, nell’ultimo periodo, mi è stato utile per tenere la mente libera su altri aspetti. Sono felice di come sia cominciata la stagione, ma ora ho bisogno di riposo“. Ad insinuare il dubbio, però, che la situazione sia un tantino più preoccupante, sono state le confessioni inerenti all’aggressione subita poco più di due anni fa a casa sua; ferita che Kvitova sembrava aver brillantemente ricucito, ma che forse si riapre a sorpresa quando lei stessa meno se lo aspetta: “Ho sentito la lama sul mio collo, sono riuscita ad afferrarla con la mano sinistra e ad allontanarla, sono caduta sul pavimento e c’era sangue sparso ovunque. Lui mi ha chiesto quanti soldi avessi, gli ho risposto 10.000 corone (440 euro) e mi ha detto ‘OK’. Glieli ho dati ed è scappato, mentre io chiamavo la polizia. Quando mi sono accasciata e ho visto il sangue intorno a me ho cominciato a tremare: tutte le dita della mia mano sinistra erano state tagliate e, in maniera importante, anche i nervi e i tendini. Quando poi ho visto le foto della polizia l’ho subito riconosciuto subito. È stato lui, l’ho capito principalmente dagli occhi“. Una ricostruzione sconcertante quella di Petra, che fa presagire come non deve essere stato facile per lei resettare e ricominciare una vita normale dopo aver rischiato, seriamente, di perdere la mano sinistra e la vita.
Maria Sharapova non sarà presente a Indian Wells. Lo ha dichiarato lei stessa, circa due settimane fa, tramite i suoi canali social. Pochissimi giorni addietro, invece, si è sottoposta ad un altro intervento chirurgico alla spalla (il primo risale al 2010), per eliminare i fastidi e i dolori che l’attanagliano dalla scorsa estate: “Come molti di voi sapranno, dalla passata estate convivo con alcuni dolori. Dopo gli US Open per dieci settimane ho provato una terapia conservativa di rafforzamento della spalla, ma il fastidio non è diminuito. Pur consapevole che ci vorrà del tempo –ha scritto su Instagram Masha– sono fortemente determinata a tornare in campo senza il dolore di cui ho sofferto dall’inizio dell’anno“. Maria Sharapova, dopo il rientro nell’aprile del 2017, non è mai riuscita a trovare continuità di risultati. Ha alternato buone prestazioni ad uscite premature e sul cemento, a parte la vittoria nel torneo di Tianjin, ha sempre faticato moltissimo per superare i primi turni. Anche negli slam il rendimento non è stato incoraggiante, dato che gli ottavi di finale sono stati il miglior risultato conseguito su quattro slam giocati sul sintetico. Sembra che il suo fisico non riesca più a recuperare in tempi rapidi dalle fatiche di un match e l’età non l’aiuta di certo, considerato che ad aprile Sharapova compirà 32 anni. Una carriera difficile quella di Maria, costellata di grandi successi accompagnati, in diversi frangenti, da altrettante delusioni, come i numerosi stop per infortuni e la questione doping che di fatto le ha spezzato le gambe, oltre che il ritmo.
In ultimo, anche per Caroline Wozniacki il futuro non sembra sorridere. Dopo l’immensa soddisfazione di aver vinto, in sequenza, le WTA Finals e l’agognato primo slam della carriera, la danese sembrava lanciatissima verso una seconda parte di carriera ancora più gloriosa della prima, ma il destino le ha riservato una bruttissima sorpresa, ovvero quella di assegnarle in dote l’artrite reumatoide, una malattia infiammatoria che alla lunga debilita fortemente il fisico, causando gonfiori e dolori articolari, di non poco conto, in tutto il corpo. In più intacca pesantemente il sistema immunitario, perciò perfino un lieve raffreddore diventa ingestibile in presenza di una simile patologia. Difatti, proprio a causa di un virus intestinale, la danese è stata costretta a saltare i tornei di Doha e Dubai, per i quali si era preparata con grande impegno. “Anche una banale influenza, quando hai l’AR, diventa difficile da debellare. Il mio sistema immunitario non è al massimo delle forze e ci vuole tempo. Devo aspettare, avere pazienza, bere, prendere vitamine e mangiare bene. Bisogna accettare la malattia, combatterci giorno dopo giorno e valutare di volta in volta come stai, cosa puoi fare e cosa ti fa sentire meglio. Non è semplice, ma so che posso ancora farcela, quindi non intendo darmi per vinta al momento“. Queste le accorate dichiarazioni della bionda Caroline, in concomitanza col forfait negli Emirati Arabi. Su di lei, da poco, si è espresso anche il padre, nonché coach, Piotr Wozniacki che non ha nascosto una grossa preoccupazione per il futuro dell’amatissima figlia: “Non sappiamo per quanto tempo Caroline sarà ancora in grado di giocare a tennis. Per il momento viviamo giorno dopo giorno e siamo contenti che lei possa svegliarsi ed essere in grado di allenarsi. Olimpiadi a rischio? Siamo consapevoli di questo rischio, ma d’altra parte non abbiamo certezze su questa stagione e in generale sul suo futuro come tennista. Dopo la diagnosi della malattia, siamo stati catapultati in una situazione nuova e i progetti a lungo termine non ce li possiamo permettere“.
Come afferma saggiamente papà Piotr, solo il tempo potrà fornirci le risposte sul futuro e sul destino che attende queste tre tenniste, che ora stanno vivendo un momento di difficoltà. Dopo il ritiro di Pennetta, Ivanovic e Radwanska, sembra ineluttabile che anche altre atlete dovranno seguire quello stesso fato dettato in parte dalla sfortuna, in parte da precise scelte di vita. Fatto sta che è evidente come il circuito WTA si stia piano piano trasformando e come le campionesse, che lo hanno reso grande ultimamente, siano destinate verso un inesorabile tramonto. Speriamo che prima del definitivo commiato ci sia, quanto meno, un ulteriore, bellissimo, acuto di vittoria. D’altronde se lo meritano tutto le nostre tre, indimenticabili, ragazze.