Lo strano caso di Camila…

Il mondo del tennis, per certe sue dinamiche, spesso resta un universo oscurato ai più, i quali, giustamente concentrati sulla spettacolarità del gioco e sulla passione dedicata a qualche atleta preferito tra gli altri, se ne restano su un altro piano rispetto a chi ha la fortuna di mettere naso e orecchio in determinate situazioni.

La regola dello showbiz parla chiaro: più è potente la luce dei riflettori, più scura ed impenetrabile è l’ombra dietro le quinte.

Trattato a dovere l’argomento “prize money”, con l’intento di rendere pubblica la situazione dei tennisti fuori dall’isola felice dei Top 100, giorno dopo giorno ci si vede comunque circondati da nuovi paesaggi che solo di rado permettono a chi scrive e legge a livello amatoriale di inerpicarsi su per sentieri complicati e, spesso, come succede con l’informazione in questi tempi moderni, ci si sente spaesati, talvolta manipolati, e quando se ne esce se ne sa più o meno quanto prima, o almeno questa è l’impressione.

Il cosiddetto “caso Giorgi” è quanto di più spinoso potesse arrivare al dominio pubblico a pochi giorni dalla prima uscita di Camila in Fed Cup.

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Se da Cleveland, dove si terrà il primo turno contro gli Stati Uniti, arrivano segnali incoraggianti e foto di gruppo sprizzanti serenità e concentrazione, la vicenda che vi andiamo a raccontare è invece fatta di patti, promesse non rispettate e dure accuse.

Il caso scoppia, a dire il vero, pochi giorni prima dell’inizio degli Australian Open, ovvero nei primi quindici giorni di gennaio, quando la celebre rivista a stelle e strisce “Sports Illustrated” racconta, attraverso la penna del noto Jon Wertheim, le vicende di papà Sergio Giorgi, rappresentante Camila, e i presunti creditori truffati.

Diciamo “presunti” perché ancora non tutti sono ricorsi a vie legali e, di conseguenza, non è stata ancora stabilita da un giudice una effettiva responsabilità a 360°.

Tutto questo perché Sergio Giorgi, per conto della figlia, avrebbe raggiunto accordi, senza firmare alcun contratto, con vari personaggi del panorama tennistico americano, finendo poi per non rispettare la parola data. Uno su tutti è Sandy Mittleman(nella foto): proprietario di MLJ Group, si occupa di management in vari campi, tra cui il tennis professionistico. Mittleman avrebbe aiutato non poco la famiglia Giorgi, in occasione di varie trasferte e per la semplice promozione della figura di Camila. E’ lui stesso a commentare le accuse di Sergio che, interrogato sulla questione, aveva imputato l’inizio di questa vicenda alla “delusione” dello stesso Mittleman per non essere riuscito a fare da manager alla figlia e sostenendo che, qualora avesse ragione, avrebbe dovuto bloccare i visti e denunciare i Giorgi nel periodo in cui risiedevano negli Stati Uniti. L’americano risponde che il rapporto sviluppato nell’arco nei tre anni di collaborazione con l’entourage della tennista di Macerata era tale da inspirare fiducia, con lo stesso Sergio che avrebbe più volte ringraziato il manager per i suoi aiuti nel tempo. Ringraziamento che, tuttavia, è rimasto ancorato alle parole, con i soldi prestati che non sono mai stati restituiti.

Camila avrebbe, inoltre, usufruito di periodi di allenamento in varie accademie (quella di Pablo Arraya a Key Biscayne e quella di Patrick Mouratoglu a Parigi) senza poi effettivamente pagare il conto.

Dal momento che non esistono accordi scritti che sanciscano l’effettiva responsabilità di una parte verso l’altra, non vi è la certezza assoluta di come siano effettivamente andati i fatti, e comunque i creditori non hanno neanche la possibilità di tutelarsi e di chiedere un risarcimento. A far pendere l’ago della bilancia a sfavore dei Giorgi è però una sentenza del Tribunale della Florida: Dominic Owen è un’istruttore presso la Harbour Athletic Club & SPA a Tampa. Dominic è proprietario, come Mittleman, di una società di management che, a suo tempo, siglò un contratto con i Giorgi concedendo la somma di 10.000 $ come “rimborso per spese di viaggio” a fronte di un ritorno effettivo di 12.000$ che Camila, o chi per lei, non ha mai provveduto a restituire.

Contratto alla mano, è potuta partire una denuncia contro la tennista e, in pochi mesi, la sentenza è stata ufficializzata, facendo non poco rumore.

La Corte di Hillsborough ha condannato i Giorgi ad un risarcimento di oltre 22.000$, tra restituzione della somma e spese legali e di amministrazione.

Senza ulteriori certezze, non ci inoltriamo ancora di più in una vicenda che deve ancora raggiungere un epilogo, però le considerazioni da fare sono tante: se la figura di papà Sergio resta poco chiara, con dichiarazioni spesso confusionarie e comportamenti quantomeno discutibili, resta da capire cosa si parerà davanti all’atleta azzurra da qui in poi.

Non dovrebbe essere difficile per lei trovare una buona sponsorizzazione e, vista la partnership con la FIT (Camila si allena regolarmente a Tirrenia e riceve aiuti di vario genere dalla stessa Federazione), dovrebbe essere una sua priorità fare chiarezza e “ripulire” il suo nome dalle pesanti accuse che le sono state scagliate contro.

Così giovane e promettente, non dovrebbe dover leggere il suo nome in contesti così spiacevoli, che rischiano di ostacolare la sua carriera da vari punti di vista: economico, psicologico e di appeal mediatico.

Piacerebbe a tutti leggere, a proposito di Camila, dei suoi incontri juniores, del suo rapporto con il circuito e delle sue aspettative e speranze, così come si fa per i ragazzi che si fanno spazio piano piano nel grande ed impervio mondo dei grandi circuiti professionistici.

Aspettative e speranze. Per la nostra Camila sono grandi e ben riposte, ma ciò che deve essere realmente preservato è il movimento tennistico italiano ed internazionale, fatto di ragazzi e di allenatori, di mecenati che li aiutano a crescere e di un pubblico che li porta fin sopra i grandi palcoscenici.

L’importante è che non si trascini tutto questo nell’ombra, dove tutto perde di poesia e di bellezza, e dove chi non dovrebbe agire ha via libera, tra interessi e falle nel sistema. Più è potente la luce dei riflettori, più scura ed impenetrabile è l’ombra dietro le quinte.

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