Margaret Court non parteciperà ai prossimi Australian Open. Viene rispedito al mittente l’invito pervenutole dall’organizzazione del prestigioso Slam australiano che inizierà proprio in questi giorni.
La tennista australiana è un monumento della storia del tennis, avendo vissuto una carriera straordinaria condita da ben 24 titoli del grande Slam in singolare e 62 titoli complessivi di doppio e doppio misto; in quanto tale a lei è dedicata una delle arene maggiori del torneo, nel quale si svolge la finale del tabellone femminile.
Tuttavia negli ultimi anni, da convinta tradizionalista cristiana, è intervenuta più volte con dichiarazioni contro la omosessualità e in particolare contro i matrimoni fra coppie dello stesso sesso, atteggiamento ampiamente criticato da diverse giocatrici del circuito, prima fra tutti Samantha Stosur; molte di loro sono arrivate a minacciare di non voler giocare nello stadio intitolato proprio alla Court. Per questa ragione una parte degli organizzatori si è interrogata sulla possibilità di cambiare il nome dell’arena, recentemente restaurata; la decisione però, nonostante le diverse pressioni, è stata accantonata, e Tennis Australia si è limitato a prendere le distanze dalle dichiarazioni della Court, definite non in linea con la politica di inclusione e rispetto reciproco portata avanti dalla Federazione australiana.
La decisione di non cambiare il nome all’arena sembra frutto del grandissimo rispetto per la carriera della Court, che di fatto rappresenta ancora una istituzione del tennis mondiale e soprattutto australiano, alla pari di Rod Laver. Su questa questione era intervenuta anche Billie Jean King, la quale, nonostante sia sempre stata una paladina nella lotta al maschilismo e alla omofobia, aveva espresso parole di rispetto verso la carriera della Court e soprattutto la sua contrarietà al cambiamento del nome dell’arena.
La polemica sembra però lontano dalla sua conclusione. La Court, per la prima volta quest’anno, nonostante la polemica vada avanti da diversi anni, ha rifiutato l’invito degli organizzatori e ha insistito sulla sua presa di posizione, definendo i matrimoni gay solo una moda passeggera e paventando i rischi cui tutta la società australiana potrebbe andare incontro per tale pratica. Come se non bastasse ha anche messo le mani avanti su un eventuale boicottaggio dei match giocati sulla arena a lei dedicata: “Credo che boicottare i match sia qualcosa di meschino, dimostrando cosa realmente c’è nel cuore dei tennisti. Sarebbe un comportamento infantile; per fortuna non dipende da me e non mi toccherà”.
Un passo indietro in questa situazione non farebbe di certo male. Indipendentemente dalla questione del nome dell’arena, che rischia quasi si sviare l’attenzione dal tema centrale, certe dichiarazioni all’alba del 2018 sono completamente fuori luogo.
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