Number One

Il 2017 di Simona Halep è stato un anno veramente incredibile; l’altalena di emozioni che l’ha portata, finalmente, a conquistare la prima posizione della classifica è stata crudele, ma, alla fine, ha avuto il migliore degli esiti.
Prima di oggi la rumena aveva avuto già tre occasioni per mettere a segno il sorpasso decisivo, ma, complici la sfortuna e le insicurezze del suo carattere fragile, non era mai riuscita a sfruttarle, tanto da trasformare il sogno del numero uno in una vera e propria ossessione.

Il destino del tennis, cinico e beffardo, ha voluto mettere tra Halep e la vetta del ranking la giocatrice che la scorsa primavera, oltre ad averle negato l’approdo al numero uno della classifica, le aveva tolto la gioia del primo Slam della carriera, quella Jelena Ostapenko che, a soli vent’anni, è stata in grado di stupire l’intero mondo del tennis e di dare alla rumena la più grande delusione tennistica.
Simona, però, è stata brava a chiudere il cerchio e, in terra cinese, si è presa la rivincita sulla giovane lettone, raggiungendo la finale del torneo e, cosa più importante, la tanto agognata prima posizione.

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Il torneo di Pechino, per la rumena, è stato il torneo delle prime volte, infatti, oltre ad essere diventata numero uno, Halep ha battuto per la prima volta in carriera la russa Maria Sharapova e lo ha fatto con una sicurezza mentale e tecnica da giocatrice matura e consapevole, qualità che non sempre era stata in grado di mettere in campo nel corso della sua vita tennistica (le due finali perse al Roland Garros sono l’esempio più lampante).

Il segreto del successo di Halep, però, si nasconde proprio dietro a quelle qualità che la giocatrice europea ha sempre dimostrato di possedere, ovvero la tenacia, la grinta e la costanza nel lottare su ogni palla, nel ricercare insistentemente la vittoria e nell’ossessione di migliorare e perfezionare il proprio gioco. Quella stessa tenacia che, a soli quattro anni, la spinse a prendere in mano la racchetta da tennis, quella tenacia che, da giovanissima, la convinse a sottoporsi ad un intervento chirurgico al seno per poter competere meglio sul campo da gioco e, ancora, quella tenacia che non le ha mai fatto gettare la spugna, anche quando sembrava che la sfortuna e la sua emotività dovessero trascinarla nell’abisso.

Dopo la sua vittoria contro Maria Sharapova, Halep aveva dichiarato: “Il lavoro che ho fatto dopo lo Us Open ha pagato, sono riuscita a metterlo in pratica sul campo quest’oggi”, dimostrando, ancora una volta, come il concetto di duro lavoro sia alla base della sua concezione del tennis.
Il gioco di Simona, d’altronde, ne è la più grande testimonianza; le lunghe corse per recuperare i colpi delle avversarie, i logoranti scambi da fondo campo, l’incredibile capacità di passare dalla difesa all’attacco, la straordinaria mobilità e il formidabile atletismo sono tutti esempi della determinazione della tennista rumena. Non importa quanto duramente abbia lavorato la giocatrice dall’altra parte della rete, Halep avrà sempre sudato di più, corso di più e faticato di più.

È proprio questa predisposizione al sacrificio che ha permesso ad Halep di rimanere costantemente tra le primissime al mondo e che la rende una giocatrice speciale. La rumena non sarà una dominatrice, non sarà una tennista tecnicamente impeccabile, non sarà una ragazza dal carattere di ferro, ma è, senza ombra di dubbio, una vera numero uno.

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