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Ostapenko: “Il coaching deve essere permesso o in ogni torneo o in nessuno”

La giocatrice lettone Jelena Ostapenko ha fatto la propria comparsa davanti ai media in conferenza stampa per parlare della propria partecipazione al torneo di Seul, nel quale è prima testa di serie e debutterà mercoledì contro Lara Arruabarrena.

La vincitrice del Roland Garros 2017 si è mostrata critica riguardo il coaching che viene permesso nel circuito femminile, dicendo che deve essere ammesso in tutti i tornei o in nessuno: “Si sta parlando molto del coaching in questi giorni. La verità è che è un tema molto complesso, perché non è concesso nei Grandi Slam ma in tutti gli altri eventi WTA si. L’unico modo per risolvere il problema è permetterlo in tutti i tornei o proibirlo definitivamente”.

Ostapenko, personalmente, si è dimostrata a favore dell’intervento del coach in campo, perché può risultare fondamentale per sistemare un match che altrimenti andrebbe a rotoli: “Il coaching è una cosa utile, in base alle situazioni. A volte ne ho bisogno, altre volte no. In questi ultimi mesi ho provato a farne a meno. Ora, quando perdo game, so cosa devo fare o cambiare, ma sono anche convinta che a volte sia utile sentire una seconda opinione dal tuo allenatore che sta guardando la partita dagli spalti”.

Jelena Ostapenko

La giocatrice lettone ha parlato dell’incidente tra Serena Williams e Carlos Ramos, dicendo che entrambi hanno sbagliato: “Credo che, in finale, sia l’arbitro che Serena abbiano sbagliato. Lei ha di certo sbagliato i modi. Certamente si è comportata così perché sapeva che vincendo avrebbe fatto la storia ma le cose non stavano andando come voleva. Carlos ha sbagliato a dare quel game di penalità in una finale del genere, che non è di certo quella di un torneo piccolo: in questo modo ha segnato il secondo set molto pesantemente“.

Infine, Jelena ha parlato di Serena, dicendo che le è dispiaciuto vederla perdere la seconda finale slam in stagione: “Ho guardato la partita da casa, e mi è dispiaciuto per lei. Non stava giocando bene, e sapeva che avrebbe potuto scrivere la storia davanti a tutto il proprio paese. Sono sicura che prima o poi ci arriverà“, conclude.

Jonathan Zucchetti

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