Una carriera tormentata dal mal di schiena
Paula Badosa, già numero 2 del mondo e tra le protagoniste del circuito WTA, sta attraversando uno dei momenti più delicati della sua carriera. Il dolore cronico alla schiena, che l’ha costretta a lunghe pause e rinunce dolorose, minaccia seriamente la sua permanenza nel tennis d’élite. Nonostante i successi recenti, come la vittoria a Washington e l’ingresso momentaneo nella top 10 dopo l’Australian Open 2024, la tennista spagnola ha dovuto arrendersi ancora una volta al suo fisico, ritirandosi dal torneo di Madrid e rallentando bruscamente il suo slancio competitivo.
“È un problema cronico”, ha raccontato in una lunga intervista, “la sofferenza sul lato destro è sotto controllo, ma ora sta interessando un nervo. È come un colpo di frusta, un’ernia che mi impedisce di scendere in campo e anche di avere una vita normale.” Una condizione che l’ha paralizzata per settimane, al punto da non riuscire neppure a sedersi per guardare la televisione. “Durante il periodo di immobilità non riuscivo nemmeno a guardare la TV da seduta, perché non trovavo la posizione giusta per non avvertire dolore.”
Il peso psicologico della sofferenza
Oltre all’aspetto fisico, Badosa si è aperta anche sul lato emotivo della vicenda. La frustrazione di non poter vivere né giocare in modo normale ha lasciato cicatrici profonde. “Ogni giorno mi sveglio spaventata. Non sto scherzando. Questa settimana ho dovuto scrivere a Pol (Toledo, il mio coach) alle 5 del mattino perché non riuscivo a dormire dal dolore.”
La spagnola, oggi ventisettenne, ha spiegato quanto sia difficile accettare la realtà di un ritiro anticipato: “So che mi ritirerò giovane e il giorno dopo andrò dritta in sala operatoria. Lo so, ormai è inevitabile.” Il suo spirito combattivo, però, non sembra voler cedere del tutto. “Sono testarda e non voglio arrendermi. Continuerò con le infiltrazioni, anche se non fanno bene al mio corpo. Finché non mi operano, andrò avanti.”
Tra sogni e responsabilità: il dilemma di una campionessa
Nonostante tutto, Badosa non ha perso la voglia di sognare in grande. Dopo aver sfiorato la finale Slam quest’anno, il suo obiettivo resta intatto: “Lo ammetto, sogno ancora uno Slam. Ci sono andata vicina, quindi ora lo desidero ancora di più.” Una determinazione che la spinge a lottare ogni giorno, anche se sa bene che “ci sarà sempre un po’ di rischio. A Miami mi sentivo benissimo, ma dopo il sesto game ho sentito una fitta. Sono una persona emotiva, in quei momenti non sai se è qualcosa di grave o solo uno stiramento. Ti senti perso.”
Il rapporto con il proprio team, e in particolare con l’allenatore Pol Toledo, è diventato centrale nella gestione di una carriera segnata da alti e bassi fisici. “Giocare di meno? Questo è un mio problema. Quando mi sento guarita voglio giocare ogni torneo. Ma devo imparare a trovare un equilibrio, anche se è difficile non pensare alla qualificazione per Riyadh o agli obiettivi importanti.”
La forza di chi non vuole arrendersi
Nonostante tutto, Badosa ha dimostrato una crescita mentale significativa. “Sto meglio di prima, ho imparato con l’età a gestire queste situazioni. Guardare una partita da bordocampo fa male, ma riesco ad affrontarlo con più lucidità.”
Il suo futuro nel tennis è incerto, ma la sua passione resta intatta. “Amo così tanto il tennis… Se mi dicono di fermarmi a 30 o 32 anni, va bene. Ma se posso gestire tutto questo, ci proverò ancora.”
La strada verso un nuovo Slam sembra in salita, ma per una giocatrice dal carattere così risoluto, ogni obiettivo, anche il più ambizioso, resta ancora alla portata. In un mondo dove la carriera degli atleti può spezzarsi in un attimo, Paula Badosa continua a lottare, con il cuore in campo e la schiena segnata, ma mai piegata.