Nella Cina centrale, tra il Fiume Azzurro ed il fiume Han, la principessa Fiona, alias Petra Kvitova, dedita al tennis qualche settimana l’anno, illumina i grigi cieli orientali con lampi di pregevole tennis offensivo, schiacciando come un rullo compressore le sue povere vittime sacrificali, costrette ad un perenne e brutale affanno.
DOMINIO – Cinque game persi tra semifinale e finale, demolendo prima i belluini recuperi della Halep, che rimane e rimarrà futura numero 1 soltanto per i suoi conterranei, e poi, con grande gioia, le ottuse randellate ed il servizio esteticamente peggiore della WTA (l’Errani non conta, il suo non è un servizio) di Dominika Cibulkova, copia mal riuscita del terzino tedesco che ad oggi domina, ahimè, la classifica femminile. Con un tennis pulito, una bilancia in lacrime ed una temporanea risoluzione dei vari disturbi mentali che spesso la condizionano (lei stessa lo ha ammesso durante la cerimonia di premiazione), ha procurato in me (e sono sicuro di non essere il solo), eccessivo godimento, eliminando colei che, dopo la Halep, incarna perfettamente il Male che nel tennis maschile è così ben rappresentato da Murray (Scanzi docet).
IN RICORDO DI STAN – Nei quarti di finale, infatti, dopo un primo set perso tra urla soffocate e goffi spostamenti fantozziani, la nostra cara Petra decide di cambiare marcia, sparando deliziose mitragliate che costringono la Kerber ad oscene ed infinite rincorse, stavolta inutili contro la furia ceca trovata di fronte. Bando alle ciance, la Kvitova non è certo nuova a prestazione di altissimo livello (ricordo con piacere le due vittorie a Wimbledon ed il successo ottenuto al Master), alternate però troppo spesso a mesi di vuoto tennistico disarmante per spettatori e commentatori, ben consapevoli delle qualità tecniche infuse nel plumbeo braccio della suddetta. Ricorda vagamente, come modo di fare, l’attuale campione degli Us Open, ma d’altronde, se di Stan ci siamo innamorati, perché non possiamo farlo anche per Petra. Sarà un po’ più difficile certo, ma una possibilità non si nega a nessuno. (Tranne che alla Kerber, ovviamente).
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