Sara Errani, una vittoria per risalire?

 

Non se la passa bene Sara Errani, da quando nel 2017 una brutta storia di doping le tarpò le ali di una carriera vissuta fino ad allora ad altissimi livelli. Ex n.5 del mondo, finalista al Roland Garros, Carrer Grand Slam di doppio, Sara è stata per un paio di anni trascinatrice del più vincente movimento tennistico italiano. Nonostante questo è spesso stata bersaglio di critiche ingiuste da stampa e tifosi, colpa forse di un gioco non molto spettacolare fatto più di induzione all’errore che di vincenti, una personalità troppo spontanea e poco diplomatica che nell’era dei social e dei leoni da tastiera è difficile da accettare.

NESSUNA VOGLIA DI MOLLARE  L’oblio che l’ha investita dopo la squalifica del Tas, la caduta oltre le cento del mondo e le difficoltà nel risalire la china non le hanno certo risparmiato altri aspri commenti. “Sono anni che vengo massacrata e non sono mai riuscita a isolarmi e a fregarmene”, dice lei a riguardo, complice un carattere da sempre eccessivamente sensibile alle chiacchiere da bar. Sarita però non ha nessuna intenzione di mollare, non guarda ai numeri, i fasti della top five ed i tornei dello Slam sono ricordi incancellabili ma che probabilmente mai torneranno, il presente parla di itf e di partite in cui si è costretti a rincorrere dall’inizio alla fine. Non ha obiettivi di classifica, fondamentale è soprattutto ritrovare quella fiducia che solo le vittorie sanno darti, consapevole che la risalita non sarà “tutta rose e fiori”.

UN FINALE DI CARRIERA IN SORDINA  Il trionfo di Roma non risolve i problemi che l’hanno attanagliata in questi due anni, a partire da un servizio da sempre suo tallone d’Achille e che ora sembra essere diventato un avversario in più contro il quale combattere. Potrebbe però essere il mattoncino sul quale costruire l’ultima parte di una carriera che l’ha proiettata di diritto nella storia del tennis italiano.

Comunque vada a finire.

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