Schiavone: “Tennis femminile più attraente, la fusione può aiutare entrambi i circuiti”

Ha scritto un libro raccontando tutti i suoi ricordi, ha aperto un bistrot sui Navigli a Milano e si appresta a diventare sommelier. La nuova vita di Francesca Schiavone è tutt’altro che monotona, lasciatasi ormai alle spalle la carriera da tennista e una brutta malattia. Il tennis però non può abbandonare completamente chi per tanti anni vi ha giocato (e bene) e ancora oggi quando viene toccato l’argomento nelle parole dell’ex tennista azzurra, campionessa al Roland Garros 2010, si sente sempre quella determinazione e quella sicurezza che si vedeva guardandola sul campo.
In un’intervista rilasciata recentemente al settimanale L’Espresso l’ex tennista milanese ha parlato del suo legame con il circuito femminile, della sua bellezza e fascino e l’ipotesi di una fusione tra circuiti ATP e WTA non sembra dispiacerle: “Oggi, il divario in termini di retribuzione tra uomini e donne è enorme. L’unione però fa la forza. Più soldi troveremo e più possibilità avremo che i giocatori crescano e possano investire i loro soldi in un team di lavoro, in un allenatore o un fisioterapista. È chiaro che non si può chiedere a una donna di tirare a 220 km/h come fa un uomo, ma l’unione può migliorare in entrambi circuiti”.

Francesca con il trofeo vinto al Roland Garros 2010

Il circuito femminile può generare molta pubblicità, perché le donne tirano molto di più sia in TV che sul web, gli sponsor sono attratti dal mondo femminile dal loro carattere e dalla loro mentalità. Per quanto riguarda il gioco, il circuito femminile è più affascinante e incerto e questo è una calamita per la pubblicità. Le donne usano ogni angolo del campo perché devono trovare una soluzione intelligente e armoniosa per fare i punti, credo che siano più forti in campo e comunicative migliori”. Infine la Schiavone ha parato dei rapporti umani tra tennisti all’interno dei vari circuiti: “Con le mie compagne di squadra nella Fed Cup italiana ho sempre avuto un rapporto molto normale. Quando giocavo ero molto competitiva, non permettevo che ci fosse troppa amicizia. Nonostante questo c’era molto rispetto. C’era concorrenza, ma ogni volta che si creavano problemi, l’altra era lì per aiutarti e darti una mano“.

Alessandro Zecchini

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