Serena e Venus: sorelle e migliori amiche, con una rivalità ingombrante

Venus contro Serena: un nuovo atto di una rivalità che ha un sapore diverso a distanza di 15 anni. Ormai ultra-trentenni le sorellone potrebbero dar vita all’ultimo episodio di una saga che le ha viste protagoniste, con ben 10 titoli a testa, proprio nel giardino più verde del mondo.

Le sorelle d’america si sono sfidate molte volte già da quando erano giovani ragazzine alle prime armi; già quando erano sconosciute al grande pubblico e colpivano 10, 100, 1000 palline, sotto la supervisione attenta di papà Richard. Non ci volle molto perchè mostrassero di avere un talento particolare, diverso da quello delle altre bambine. Fu facile preannunciar loro un futuro senza dubbio promettente. Nel 1998, le due si affrontarono all’Australian Open, quando Venus aveva appena 17 anni e Serena solamente 16. Vinse Venus, 7-6 6-1 nel secondo turno.

Papà Richard, mai banale, affermò che seppur Venus era la migliore all’epoca, Serena avrebbe vinto di più. E, con il senno di poi, possiamo dire che è stato senza dubbio profetico. Attualmente Serena ha in bacheca 20 Slam, Venus 7. Domani, nel secondo lunedì di Wimbledon, si sfideranno per un posto nei quarti di finale, in un remake di una delle più emozionanti rivalità della storia. Dal canto suo, Serena si dice incredula del fatto che si siano scontrate in uno Slam ormai 17 anni fa, la prima volta. “È quasi incredibile. È fantastico.” ammette la numero uno del mondo.

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L’ultima volta in cui si sono affrontate in un Grand Slam risale alla finale di Wimbledon 2009, quando Serena spodestò la sorella, vincitrice delle due edizioni precedenti, con il punteggio di 7-6 6-2. Serena aveva già sconfitto la sorella in due edizioni, sempre nell’atto conclusivo, nel 2002 e 2003. Tuttavia nel 2000, nel loro primo scontro diretto su erba, fu Venus a prevalere in due parziali in semifinale, che poi alzò il suo primo trofeo all’All England Club. “Siamo entrambe più mature, ma sempre tenaci”, ha detto Venus. “Tornando indietro, credo che all’epoca eravamo belle da veder giocare, spero anche adesso (ride).” A dispetto della rivalità sportiva, entrambe si amano profondamente: escono insieme, chiacchierano, si confidano e qualche volta, si allenano anche insieme. Ma quando sono in campo, cercano di dimenticare chi c’è dall’altra parte della rete. O almeno ci provano.

“Lei è mia sorella”, dice Serena, “È mia sorella ora, la prossima settimana. Sarà mia sorella il prossimo anno, per sempre. Credo che sia qualcosa di molto più importante di una partita di tennis. Lasciamo ogni cosa in campo: una volta uscite, torniamo alla nostra vita, alle nostre abitudini. Venus ha ammesso che quando è in giro per tornei non tifa per nessuna giocatrice, non le interessa chi vince, a meno che non ci sia Serena. Ognuna è fonte di ispirazione per l’altra e questo le ha rese un connubbio quasi imbattibile per molti anni. Tra il 2010 ed il 2011 Serena fu vittima prima di un infortunio al piede destro, poi di un’embolia polmonare che le fece perdere tutta la stagione, mettendo a rischio non solo la sua carriera, ma anche la sua vita. Nel 2011 a Venus fu invece diagnosticato il morbo di Sjogren, una malattia autoimmune, che non le permise più di esprimersi ai suoi massimi livelli.

Ma entrambe hanno continuato a lottare, senza mollare, ed ora dominano ancora le scene del panorama femminile, con Serena che ne è assoluta dominatrice. “Se c’è una cosa che non ho mai fatto nella mia vita, è stata mollare”, ha ricordato Venus. “Lo stesso vale per Serena. Lei non voleva far pena a nessuno, non amava essere compiaciuta dagli altri. Ci sono giocatori che per minimi infortuni, ne parlano per anni. Lei non è così, eppure ha provato sulla sua pelle una paura che nessuno può immaginare.” Venus è ormai sul viale del tramonto.

Si è affacciata al tour nel 1997, con la sola famiglia alle spalle, pochi amici, ed un bagaglio di esperienze irrisorio per una giovane ragazza che non aveva mai viaggiato per il mondo. Ma fu talmente forte, talmente tenace e talmente arcigna da far dimenticare ben presto a tutti il fatto che fosse cresciuta in un ghetto. Nel 2000 e 2001 vinse sia a Wimbledon che agli Us Open, raggiungendo la vetta della classifica. Amava la potenza, unita all’agonismo ed all’atletismo, così come amava l’erba dove riusciva a mostrare tutte le sue qualità. Ha vinto a Wimbledon in altre 3 occasioni, nel 2005, e nel biennio 2007/08.

La sua eleganza in campo, l’ha resa un’icona unica di questa disciplina. “Venus è un esempio non solo per il tennis, ma anche per le donne in generale”, ha ammesso Serena. Ha fatto tanto per questo sport, è stata la prima atleta di colore dell’Era Open a trionfare a Wimbledon, dopo Althea Gibson. È stato emozionante per me seguire le sue orme, anche in termini di diritti e di parità, per la quale lei si è battuta molto insieme a Billie Jean (King, ndr). È una donna moralmente eccezionale”, ha aggiunto Serena. Allo stesso modo Serena ha conquistato vittorie memorabili a Wimbledon, nel 2002, 2003, 2009, 2010 e 2012.

Ha vinto gli ultimi 3 Major (Us Open ’14, AO ’15, RG ’15) ed ha perso, sul campo, un solo match in questa stagione, contro Petra Kvitova, a Madrid. In questa edizione dei Championships, Serena non è sembrata così impressionante come è suo solito, rischiando di essere eliminata dalla beniamina di casa Watson, quando è stata sotto 0-3 nel terzo parziale. Dall’altra parte Venus ha portato a casa prestazioni convincenti, non ultima quella contro la giovane serba Krunic, sul campo numero 2. Serena conduce 14-11 negli Head-to-Head con Venus, ma l’ultimo scontro diretto lo ha vinto Venus, la scorsa estate, in quel di Montrèal.

“Di una cosa sono certa: giocherò contro la giocatrice più dura contro cui abbia mai giocato nella mia carriera, e questo non è mai divertente”, afferma sorridendo Serena. Chi vincerà sarà felice, chi perderà sarà meno triste del solito nel vedere la propria sorella avanzare nel torneo per la conquista del trofeo. È una sensazione speciale. Ci conosciamo alla perfezione, sappiamo i nostri punti deboli ed i punti di forza. Quando la vedo giocare so già cosa lei sta provando emotivamente, e cosa farà per battermi. È una relazione unica e molto rara quella che condividiamo; nello sport come nella vita, avremo sempre rispetto di noi stesse”.

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