Susan Bandecchi, sognando New York

La talentuosa 23enne svizzera Susan Bandecchi si racconta ai microfoni di Tennis Circus, tra le difficoltà del 2020 e il grande 2021, che l’ha vista ad un passo dal main draw del Roland Garros e la sta lanciando verso il mondo WTA

Grintosa, aggressiva, determinata, alla mano. Si potrebbe riassumere così Susan Bandecchi, giovane svizzera classe 1998 che sta vivendo la sua stagione di lancio verso il tour principale, la tanto sognata WTA. Dopo la pausa che ha fermato il mondo del tennis, infatti, Bandecchi è rientrata nel circuito pronta fisicamente e mentalmente a compiere il grande passo, il più difficile, abbandonando progressivamente il mondo Itf per trasferirsi fissa tra le grandi. Nata e cresciuta in Svizzera, ma da qualche anno a Milano per allenarsi, Susan sta mettendo in campo i progressi tecnici giusti, arricchendo il proprio gioco, aggressivo e potente, con più discese a rete e tocchi di fino, armi necessarie per farsi valere contro tenniste più esperte. Reduce dai quarti di finale al trofeo Ma-Bo, torneo Itf disputato al Nord Tennis Club di Torino con montepremi da 25 mila dollari, la giovane elvetica ha risposto a qualche domanda dall’hotel di Losanna in cui si trova, impegnata in questi giorni nel primo tabellone principale di un torneo WTA.

Ciao Susan, benvenuta! Partiamo subito dall’esperienza a Parigi. Al Roland Garros sei arrivata ad un passo dal qualificarti per il tuo primo main draw di uno Slam, tra l’altro battendo Pironkova che all’ultimo Roland garros è arrivata al terzo turno e ha tolto un set alla futura vincitrice, Krejcikova. Te lo aspettavi? E cosa ti porti a casa dall’esperienza a Parigi?
No, non me l’aspettavo assolutamente. Primo Slam della mia carriera, sono arrivata dicendomi che mi sarei voluta godere l’esperienza fino alla fine ed è quello che ho fatto, ho semplicemente pensato a divertirmi e a prendere quello che veniva. Il primo match non l’ho giocato benissimo ma anche la mia avversaria ha fatto fatica, si sente il fatto di essere in uno Slam. Con Pironkova è stata davvero una partita pazzesca, ero sotto 3-0 al terzo, palla del 4-0… Lì sinceramente non so neanche cosa sia successo, ci ho semplicemente creduto fino alla fine, mi sono detta che volevo rimanere lì, continuavo a ripetermelo, e alla fine ho giocato veramente bene. Quando ho vinto ho pianto, sono uscite tutte le emozioni che una partita del genere porta con sé. Con Sanders ho fatto più fatica a livello mentale, il match prima era stato molto duro, giocarsi il tabellone ovviamente portava della pressione in più. Lei è una grande giocatrice, ho perso una partita tirata, sicuramente potevo andare al terzo set e questo un po’ mi è dispiaciuto ma è stata comunque una bellissima esperienza.

Prima Parigi, ma poi anche Wimbledon. Tutto un po’ diverso lì, anche per la superficie per te nuova. Che sensazioni hai avuto a giocare sull’erba di Wimbledon?
Devo dire la verità, Wimbledon mi è piaciuto un po’ meno… Non tanto per la superficie, quanto più per il fatto che non sei veramente a Wimbledon, visto che le qualificazioni si giocano in un altro posto. Ti senti un po’ meno in uno Slam ecco, e questa cosa un po’ l’ho sentita. Ho fatto fatica i primi giorni perché era la prima volta sull’erba per me, poi la partita è andata bene, ho perso 6-3 al terzo set contro Schmiedlova, ex 25 del mondo. Peccato perché potevo vincere. Per essere stata la prima volta comunque non è andata affatto male, spero l’esperienza mi sia utile per l’anno prossimo.

Quindi possiamo dire che per ora le emozioni più forti sono arrivate al Roland Garros, poi magari te lo richiederò quando avrai giocato il main draw di entrambi i tornei.
-Sorride, ndr–. Si sicuramente il Roland Garros per ora mi è piaciuto di più, poi vedremo. Ad agosto andrò anche a New York che non so come mai ma da quando sono piccola giocarci è il mio sogno, magari mi piacerà di più.

Un 2021 finora molto proficuo fino a qui dopo un 2020 complicato per tutto il mondo dello sport e del tennis. Come hai vissuto un anno così, com’è per una ragazza giovane e in salita fermarsi così a lungo? E come sei arrivata invece al 2021?
Il 2020 è stato difficile sia per tutta la situazione che per due infortuni, che secondo me sono arrivati anche a causa del periodo generale, che è stato complicato. Ho giocato molto poco, anche quando i tornei hanno ripreso a fine agosto sono rimasta ferma fino ad ottobre. È stata dura, poi quest’anno ho cambiato allenatore; mi alleno sempre al Tennis Club Milano, però ho cambiato guida tecnica. Mi sono allenata bene e l’anno per il momento è positivo, ho giocato tante partite e sto meglio a livello fisico, penso di essere sulla strada giusta.

Ti eri fissata degli obiettivi per questa stagione?
In realtà l’obiettivo che avevo già da 2-3 anni era quello di arrivare a giocare le qualificazioni Slam, che l’anno scorso è sfumato causa pandemia mentre forse l’anno prima era ancora un po’ troppo presto. Adesso non ti saprei dire, non ho un obiettivo a livello di ranking, ma vorrei sicuramente giocare sempre più partite a livello WTA, provare anche a qualificarmi per gli Slam, che sarebbe un grandissimo risultato. In generale comunque giocare il più possibile ad un livello più alto, perché c’è tanta differenza.

Sei svizzera, ti alleni a Milano, ma nel tuo gioco forse si vede anche qualcosa in più, qualcosa di spagnolo forse? Come sei arrivata ad essere la giocatrice che sei oggi, con questo tennis?
A me non sono mai paiciuti i cambiamenti a livello di club, di coach, infatti ho iniziato a giocare a 5 anni e fino ai 16 ho avuto lo stesso maestro, che mi ha cresciuto ed è stato davvero importante per me. Il problema è che lui faceva fatica a seguirmi, io volevo giocare seriamente, mi allenavo molto poco, non ero seguita come volevo. Sono finita a Milano un po’ per caso, sono andata nell’accademia di Laura Golarsa, ci sono rimasta per 5 anni. Laura mi ha aiutata tanto a crescere, sono arrivata che ero senza ranking e sono uscita circa 320 del mondo, c’è stato già lì un grande salto. Sono sempre stata una giocatrice a cui piace spingere e fare gioco, ho dovuto ovviamente lavorare su tanti aspetti tecnici, sul venire avanti di più. Nel 2019 mi sono spostata al Tennis Club Alberto Bonacossa, sempre a Milano, dove sono tuttora. In questi due anni ho lavorato tanto sul finalizzare il mio gioco, non solo tirare forte da fondo ma approcciare anche la rete, giocare qualche smorzata in più. Sto perfezionando un po’ tutto per avere un bagaglio più completo.

A Torino quando ci siamo incontrati avevi appena vinto una bella battaglia contro Simion, durante la quale nel terzo set c’è stata una chiamata particolare, una palla della tua avversaria che sembrava nettamente fuori – tra l’altro lenta e sotto gli occhi del giudice arbitro – è stata data per buona. Chiunque giochi a tennis sa bene che episodi del genere possono rimanere nella testa per diversi minuti, anche a livello WTA ci sono match che cambiano piega per episodi del genere. Tu non ti sei disunita per nulla. Come gestisci momenti simili, a che cosa pensi?
Dipende anche dal punteggio, nel senso che a Torino c’è stato un errore dell’arbitro ma nel game ero 40-0, è stato “meno grave” perché sono andata a servire sul 40-15 e non ci ho pensato troppo. Fosse stato un set point o qualcosa del genere sinceramente non penso che sarei rimasta così calma, non è semplice. Anche al Roland Garros ho avuto una chiamata assurda e lì per lì mi sono un po’ arrabbiata, ma mi sono detta che non potevo farci niente, sono tornata a servire e ho fatto il punto ugualmente, ovviamente mi sono fatta sentire come per tirar fuori la rabbia. Insomma dipende molto dalla situazione, capisco che a volte non sia facile fare l’arbitro, ma non è neanche fare la giocatrice e vedere gli errori arbitrali. Si impara vivendo queste situazioni, a volte perdo la testa, capita, però sto cercando di migliorare anche in questi aspetti perché succede ovunque. Anche a Wimbledon, senza occhio di falco, qualche chiamata dubbia c’è stata ma non ci si può fare nulla.

Sei arrivata a Losanna, dove potrai giocare il WTA di casa. Pensi che a livello mentale arrivi diversamente a giocare un match WTA – o qualificazioni Slam – rispetto ad un match Itf?
In realtà quando ero a Torino pensavo al fatto che sarei dovuta venire qui, Torino non l’ho affrontato nel modo giusto, devo essere sincera. Sono arrabbiata con me stessa perché ero più preoccupata di arrivare fresca per Losanna che di concentrarmi al 100% sul torneo. Ho sbagliato, ma imparerò da questo. Sono i primi WTA a cui partecipo, devo capire che ogni settimana spero e penso sarà così, quindi ogni torneo va affrontato al massimo. Sono abbastanza tranquilla, non ho niente da dimostrare, sono una delle ultime iscritte per ranking. Gioco a casa, sarebbe ovviamente bellissimo vincere, ma il mio obiettivo è andare in campo e dare il massimo fino alla fine, poi si vedrà. Voglio giocare quante più partite possibili in questi tornei per abituarmi al livello, perché anche a Wimbledon contro Schmiedlova per esempio mi sono resa conto che appena hai una chance e non la sfrutti, quella dopo la sfrutta la tua avversaria ed è finita. Negli Itf invece quando giochi con avversarie più indietro nel ranking, che non sono per forza più scarse ma magari sono meno abituate, capita che siano loro a sbagliare e concedere l’occasione per vincere. A livello WTA non è così, perciò voglio giocare tanto e imparare. Sono pronta comunque.

I tennisti hanno una vita complicata: hanno pochissimo tempo libero da passare con amici e famiglia ma allo stesso tempo ne hanno molto da soli o con il proprio team in trasferta. A Torino ti ho vista chiacchierare anche con Dalila Spiteri. Quando ti sposti per tornei hai colleghe con cui ti piace trascorrere il tempo? E quando invece hai del tempo per te cosa ti piace fare?
Sicuramente quando gioco in Italia conosco tutte, sono in buoni rapporti con tutte le ragazze italiane, svizzere, ma anche con altre straniere. Non mi sento mai sola, anche se non sono accompagnata dal mio allenatore. In altri tornei in cui invece ero da sola, non è stato facile. Non amo stare sola, ma alla fine sei sempre impegnata: ti alleni, vai a mangiare, fai stretching, vai dal fisio…I momenti di solitudine non sono tanti, mi capita di guardare qualche programma, qualche film, leggo… cerco di riempire un po’ il tempo insomma. Amo molto stare con la gente in generale, con le altre giocatrici, mangiare insieme, giocare a carte o semplicemente parlare, magari non di tennis. Sto bene in compagnia, ecco.

Hai prima accennato alla trasferta nordamericana; come procederà ora la tua programmazione? Ci sono altri tornei che pensi di giocare prima?
Ora sono qui a Losanna, per settimana prossima sono ancora indecisa… C’è un WTA in Polonia, a Gdynia, dove sono fuori di 5 posizioni fuori dalle quali, e nella stessa settimana c’è un W60 in Repubblica Ceca dove sono in tabellone. La settimana seguente sono ferma per la seconda dose di vaccino, poi farò qualche giorno di vacanza, che penso di aver meritato e di cui ho davvero bisogno -ride, ndr -, mi prenderò 5 giorni di relax. Purtroppo il calendario per ora è abbastanza vuoto ad agosto, credo ci alleneremo per una decina di giorni su cemento a Milano e poi partiremo il 18 agosto per New York visto che le quali iniziano il 24, così da avere il tempo di adattarci. Come dicevo, è davvero il mio sogno da sempre e non so il motivo, l’ho sempre seguito con più interesse rispetto agli altri Slam, mi piacerebbe tanto giocare bene lì, poi si vedrà.

Ti ringrazio e ti faccio un grande in bocca al lupo per il proseguimento, sei sempre la benvenuta a Tennis Circus!
Crepi, grazie! Ciao!

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