United Cup: come funziona la competizione che aprirà il 2023? Quando giocheranno gli azzurri?

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Non è passata neppure una settimana dalla fine della Coppa Davis, che con la vittoria del Canada in finale contro l’Australia si è portata via la stagione di tennis del 2022, così come San Silvestro si porta via tutte l’esperienze di un anno intero. Ma dopo ogni fine c’è un nuovo inizio, e nel tennis professionistico la stagione 2023 inizierà con una competizione inedita, la United Cup.

Il nome di questa competizione racchiude in se l’emblema del torneo: il circuito ATP e quello WTA si mettono insieme per dare vita ad un torneo a squadre, che permetterà ai big di entrare in condizione per il primo Slam stagionale. Il torneo ideato dalle due organizzazioni va a ricreare un format che già esisteva nella Hopman Cup, andando però a perfezionarlo: la competizione che è andata in scena fino al 2019, era solamente un’esibizione, ed essendo tale non assegnava punti alle formazioni, composte da un singolarista per genere, che avrebbero dato vita a 2 singolari e ad un doppio misto.

Nella United Cup invece ci saranno massimo 500 punti a disposizione e i singolari saranno 4, 2 per genere, e si disputeranno in due diverse giornate: il primo giorno giocheranno le numero 1 WTA e i numeri 2 ATP, mentre il secondo toccherà al più in alto in classifica tra i maschi, e la seconda tra le donne, più il doppio misto a concludere il tie. Per l’Italia i giocatori convocati sono Matteo Berrettini, 16 ATP, Lorenzo Musetti, 23, Andrea Vavassori, 51 ATP in doppio, Martina Trevisan, 28 WTA, Lucia Bronzetti, 58, e Camilla Rosatello, 172. Nello stesso raggruppamento degli azzurri ci saranno Brasile e Norvegia.

La formazione azzurra debutterà nella United Cup il 29 dicembre contro il Brasile nella sessione diurna, con il primo singolare che avrà inizio alle 13:00 locali, le 04:00 italiane, quando si sfideranno Martina Trevisan e Beatriz Haddad Maia. L’Italia ha buone possibilità di passare i gironi, soprattutto considerando la maggior competitività delle seconde linee, punto debole sia della formazione brasiliana che di quella norvegese.

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