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Us Open, semifinali: Naomi Osaka batte Keys e vola in finale contro Serena Williams

Naomi Osaka non si ferma più. La tennista giapponese, che lo scorso marzo aveva stupito il mondo vincendo il suo primo titolo sul cemento americano del Premier Mandatory di Indian Wells, stanotte ha raggiunto la sua prima finale Slam, battendo la tennista di casa e favorita Madison Keys (qui finalista l’anno scorso) con il punteggio di 6-2 6-4 in un’ora e 25 minuti. La tennista di Osaka diventa così la prima tennista del Sol Levante a conquistare una finale in un Major, quattro anni dopo quella raggiunta dal connazionale Kei Nishikori, che proprio a Flushing Meadows aveva battuto Stan Wawrinka e Novak Djokovic prima di arrendersi al croato Marin Cilic nell’ultimo atto. Con questo successo Osaka è n. 11 del Ranking Wta (in caso di vittoria entrerebbe in top-ten, alla settima posizione mondiale) e n. 7 nella Race (diventerebbe quarta in caso di successo).

Durante i lunghi mesi dopo il suo sfolgorante successo primaverile, Osaka aveva accusato il peso della notorietà e della pressione, come da lei stessa dichiarato. Fino a quel momento, la 20enne giapponese era considerata un’ottima promessa, ma non certo quella mattatrice da cemento in grado di dominare top-players e battere, al loro primo scontro diretto, proprio Serena Williams, con un secco 6-3 6-2 al primo turno del Miami Open. Certo, allora si trattava di una Serena da poco rientrata dalla pausa per gravidanza, lontana parente della recente finalista a Wimbledon e poi qui agli US Open, dove ha scalato facilmente il tabellone lasciando un solo set (agli ottavi, contro Kaia Kanepi) e dove, stanotte, ha concesso appena tre giochi alla malcapitata Sevastova. Anche Osaka, però, dopo una stagione pessima su terra e su erba, nell’ultimo e più grande appuntamento americano, sembra aver ritrovato il tennis lasciato in California, e anzi ne ha giocato uno migliore: senza alcun timore di debuttante, ha piegato facilmente ogni avversaria, se si esclude la battaglia finita al terzo contro Aryna Sabalenka, approfittando del buon tabellone che le ha permesso di non incontrare nessuna top-ten (Serena ne ha sfidata una, Karolina Pliskova).

Stanotte Osaka è stata più lucida e centrata di Madison Keys, smentendo fin da subito chi credeva che avrebbe pagato il peso dell’inesperienza; l’americana ha avuto la colpa di essere entrata in partita troppo tardi contro un’avversaria costante al servizio e perfettamente in grado di reggere il suo ritmo dal fondo. Dopo aver chiuso facilmente il primo set (break al quinto e settimo gioco), Osaka ha brekkato all’inizio del secondo ed è stata brava a tenersi il vantaggio ottenuto con le unghie e con i denti, anche grazie a qualche errore di troppo di Keys. L’americana, nel primo e nel secondo parziale, ha avuto diverse chance per rientrare in partita: addirittura 13 le palle break sprecate (e nessuna concretizzata), un po’ per meriti di Osaka, un po’ per errori suoi. Alla giapponese, invece, è bastato ottenere 4 palle break: ne ha trasformate tre, e tanto le è bastato per aggiudicarsi l’incontro. Durante l’intervista post-match la cannibale giapponese si è trasformata nella ragazza timida e un po’ impacciata di sempre.

La finale tra Williams e Osaka è interessante sotto molti punti di vista: da un lato la più grande tennista di sempre, che sta vivendo la terza carriera ed è alla ricerca del record di 24 Slam (detenuto ora dall’australiana Margaret Smith-Court), dall’altro la giovane promessa, 16 anni più giovane, che potrebbe diventare la futura dominatrice del circuito. Senza fare previsioni affrettate, è una finale che sa di passaggio di consegne fra la leggenda americana e la giovane del Sol Levante (ma che vive e si allena in Florida), spesso definita la “Serena Williams giapponese”, per lo stile di gioco analogo e la vaga somiglianza fisica.

US Open (New York, USA) – Semifinali:

S. Williams b. A. Sevastova 6-3 6-0

N. Osaka b. M. Keys 6-2 6-4

Michele Alinovi

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