WIMBLEDON: addio alla tradizione dell’epoca vittoriana, stop al total white per le tenniste

A Wimbledon cambia – finalmente diranno in molti – il dress code. Stop al total white ma stop soprattutto all’ansia che questa regola provocava alle tenniste, le quali adesso potranno finalmente indossare pantaloncini scuri.

Stavolta non verrà sanzionato nessuno, o quantomeno le sanzioni diminuiranno; la regola più famosa, che rende il torneo di Wimbledon unico nel suo genere e sicuramente gli dona quel fascino intriso di storia a cui siamo da sempre abituati, cambia, si evolve come ogni cosa, come succede ed è successo in ogni sport. Quella regola tanto amata e tanto odiata, da esterni e da partecipanti – soprattutto dalle tenniste – viene “aggiustata per aiutare le tenniste a concentrarsi completamente sulla propria performance durante il torneo” afferma Sally Bolton, amministratore delegato dell’All England Club. Svolta storica dunque ai Championships, “meglio tardi che mai scrivono gli utenti sui social”, avvenuta dopo le tantissime lamentele che si sono susseguite negli anni da parte di chi ha partecipato allo storico torneo del Grand Slam.“Ci impegniamo a supportare i giocatori e ascoltare i loro feedback su come possiamo migliorare. La nostra speranza è che questo aggiustamento delle regole aiuti le giocatrici a concentrarsi sulle loro prestazioni, alleviando una potenziale fonte di ansia” ha aggiunto Sally Bolton.

La regola è nata molto tempo fa, più precisamente negli anni settanta dell’ottocento, quando i soci dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club hanno deciso di organizzare il primo torneo del club. Il colore bianco è stato scelto per tutti i partecipanti come simbolo di eleganza, ma anche per una questione che stava molto a cuore ai soci: la sudorazione. Era evidente che il bianco mostrasse meno il sudore e permettesse maggiore traspirazione. Da quel giorno questa scelta è diventata legge – fino ad oggi – e i concorrenti dovevano vestire quasi interamente di bianco, unico lasciapassare per i bordi colorati e i loghi degli sponsor tecnici, anche quelli però entro certe dimensioni – ne sa qualcosa Andre Agassi, che si è battuto molto contro questa regola, ma che alla fine si è dovuto adattare – Vigeva il bianco per l’intimo e anche per le attrezzature mediche come le fasce elastiche. Tradizione divenuta regola che è stata, come detto, per molto tempo criticata, ne sono testimoni anche Roger Federer – multato per una suola arancione qualche anno fa – e John McEnroe, che ha giocato con una fascia rossa. “Prima viene la tradizione, poi tutto il resto. E’ questa la legge di Wimbledon che riguarda tutti, Roger Federer compreso” così scrivevano i giornali nel 2013.

Nel 2022, l’esclusione di tennisti russi e bielorussi dal torneo è stata la notizia principale della stagione tennistica, seguita dalla scelta di ATP e WTA di non assegnare punti validi per il ranking; notizia che ha scosso particolarmente gli animi di partecipanti e non, sia in positivo che in negativo, i quali non hanno potuto difendere o provare ad emergere per quanto riguarda la questione punteggio. In seguito a ciò, Wimbledon aveva concesso l’apparizione di altri due colori oltre al solito bianco: il blu e il giallo a sostegno dell’Ucraina. Celebri sono diventati infatti i cappelli e le visiere delle tenniste con appuntati i nastri con i colori ucraini – Iga Swiatek, numero 1 del mondo, ha sin da subito mostrato solidarietà al paese invaso indossando un fiacco con i colori della bandiera ucraina sul cappellino – Tornando indietro nel tempo, il problema colori era già emerso nel 2017, quando Venus Williams era stata costretta a cambiarsi durante una partita perchè le spalline rosa del suo reggiseno erano troppo visibili. Non è rimasta zitta nemmeno Elena Rybakina, vincitrice dell’ultima edizione del torneo, la quale ha rivelato quanto lo stress psicologico derivante da queste situazioni possa incidere sulle partite. A Wimbledon fino ad oggi era obbligatorio rispettare il colore bianco, ma ora i tempi, in quanto a colori, sono finalmente cambiati. Voci forti complici del cambiamento sono state da sempre ex campionesse come Billie Jean King, pioniera dei diritti femminili nel tennis.

 

 

 

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