Ion Ţiriac compie 81 anni: dal Roland Garros del 1970 ad un patrimonio di due miliardi di dollari

Ion Tiriac

Bizzarro uomo amante dello sport, straordinario e lungimirante manager e uomo d’affari, si può sintetizzare così Ion Ţiriac, che compie 81 anni. Oggi lo conosciamo come l’ex sportivo più ricco del mondo e della storia, o come proprietario del Mutua Madrid Open, ma il magnate rumeno è figlio di un altro mondo. È classe 1939, e prima di dedicarsi al tennis ha trovato il tempo, nel lontanissimo 1964, di partecipare ai Giochi Olimpici invernali come giocatore di hockey. L’era della classifica computerizzata, dal 1973 in poi, segna il suo best ranking al numero 55. Prima, la classifica si stilava solamente a fine anno, e in quella del 1968 Ţiriac risulta addirittura numero 8. In singolare ha vinto tre titoli, ma le cose migliori le ha mostrate in doppio, vincendo 22 titoli in totale, di cui 19 con Guillermo Vilas e Ilie Nastase. Insieme all’amico e connazionale, primo numero 1 del ranking nel 1973, ha ottenuto le più grandi soddisfazioni della propria carriera, vincendo al Foro Italico e al Roland Garros nel 1970. Ha lasciato il singolare nel 1979. Nel doppio ha continuato sporadicamente fino al 1984, anno in cui è diventato manager di Boris Becker. Da qui ha cominciato a costruire il proprio patrimonio, ampliandolo a dismisura in Romania dalla fine del comunismo fino ad oggi.

Da quando aveva 20 anni, nel 1959, Ion Ţiriac ha cominciato la propria avventura in Coppa Davis difendendo i colori del proprio paese. Un amore durato fino alla metà degli anni Settanta per 150 incontri: solamente nel 1973 infatti il Conte Dracula, soprannome dettato dalle sue origini transilvaniche e dal volto sempre misterioso, non ha collezionato alcuna presenza. Con i compagni si è fermato per tre volte ad un passo dall’Insalatiera, quando gli Stati Uniti dominavano con la formula del Challenge Round. Con tale formula gli statunitensi s’imposero 5-0 nel 1969 e 3-2 nel 1971, nonostante una vittoria di Nastase e la vittoria nel doppio. In finale vincerà anche un match in singolare, l’anno dopo, ancora contro gli Stati Uniti. Il Challenge Round non c’è più e non ci sono neanche Arthur Ashe e Frank Froehling e lui vince contro Tom Gorman. Ma nell’ultimo giorno, per la terza volta in altrettante finali, perde al quinto set dall’incubo Stan Smith. Alla fine è ancora 3-2 Usa. A casa, sin da giovane, è stato il più forte, tanto da vincere per otto anni di fila, prima di perdere nel 1967, i Campionati nazionali indoor. Avendo partecipato all’Olimpiade, si pensava potesse costruire la propria fortuna sull’hockey, prima di dedicarsi al tennis.

Ion Ţiriac

Ed è nel mondo della racchetta che è arrivato al successo. Prima certamente in campo, ma poi soprattutto, e come nessuno prima di lui, dal punto di vista manageriale. Per tutta la carriera, in campo e fuori, sarà spalla e guida del fenomenale ma ben più sregolato Nastase. In singolare arriveranno i titoli a Lugano (1968), Monaco di Baviera (1970) e Madrid (1971), ma il 1970 gli cambierà la vita. Con Nastase vince quattro titoli: Philadelphia, Roma, Roland Garros e Cincinnati. La coppia rumena sarà tra le migliori del decennio, con l’ultimo e undicesimo titolo conquistato nel 1977 a Aix En Provence. I soli due Major vinti dall’amico e assistito gli lasceranno un po’ di amaro in bocca: “Poca roba con tutto quel talento. È stato il miglior giocatore di tennis con i risultati peggiori“. Ma è Ţiriac stesso a individuarne i motivi nella poca costanza mentale di un soggetto particolarissimo come Nastase: “A volte gli avversari sapevano che si sarebbe battuto da solo“. A dirla tutta, le leggende che circolano sul conto dell’imprenditore nato a Brașov, non lo rendono meno ambiguo dell’amico. A partire dalla quantità di whisky che si diceva tracannasse, fino alle minacce armato di racchetta nei confronti dei giornalisti autori di articoli che non gli andavano a genio.

Ţiriac e Nastase

Per Nastase ci sarà sempre, ma si legherà profondamente anche a Vilas: “Non ho mai visto un giocatore con la sua stessa volontà di allenarsi. Era un grande campione, con la sua poesia e la sua follia. Ma aveva troppa paura di perdere ed è colpa mia se non sono riuscito a insegnargli a vincere. Chiudere con lui non è stato facile. Resterà sempre un mio amico. È stato come divorziare da una donna che ami ancora“. Per i due arriveranno otto successi, tra gli ultimi nella carriera di Ţiriac, tra il 1977 e il 1979. Con l’argentino quattro volte campione Grand Slam in singolare il rumeno giocherà anche due tornei nel 1982, cinque nel 1983 e uno, l’ultimo, l’anno successivo. Tre anni più tardi, in piena carriera manageriale, avrà anche per questo rapporto qualche rimpianto: “Ero genitore, spalla, preparatore, coach, psicologo, amministratore, tutto. Poteva funzionare solo così, aveva bisogno di questo tipo di aiuto. Forse gli avrebbe fatto meglio un po’ più di indipendenza“.

Ţiriac e Vilas

All’inizio degli anni Ottanta, Ţiriac è già abbastanza ricco, e per un periodo, prima della brusca rottura, affianca anche un giovanissimo Henri Leconte. Le possibilità economiche lo spingono lontano dal regime di stampo sovietico in Romania, dove il padre è morto quando aveva 11 anni. E non è un caso che il ritiro definitivo arrivi nel 1984. Qualche mese prima della passerella finale, infatti, Ţiriac è a Monte-Carlo per il torneo. Il destino di manager e imprenditore si scrive qui, quando entra nella vita di uno dei più grandi talenti della storia del tennis, che ha ancora 16 anni. Viene dalla Germania Ovest, e l’anno successivo sarà il più giovane vincitore nella storia di Wimbledon, Boris Becker. Per convincere il ragazzo, e i suoi genitori ad assumerlo, si dice che Ţiriac si sia presentato con una macchina extra-lusso, chi dice una Ferrari, chi addirittura una Rolls Royce. La collaborazione, in piedi grazie a mille compromessi nella visione antitetica di molti aspetti della vita tra i due, durò fino al 1993. Ma a quel punto, Ion Ţiriac era già affermato e conosciuto in tutto il mondo.

Ţiriac e Becker

A lui si affideranno per un periodo anche Mary Joe Fernandez e Steffi Graff tra le donne; Marat Safin e Goran Ivanisevic negli uomini. Col crollo della dittatura di Nicolae Ceaușescu dopo la rivoluzione rumena del 1989, Ţiriac ha potuto così costruire il suo impero, partendo dal settore finanziario. Sua sarà la prima banca privata della Romania post-sovietica creando anche una compagnia aerea. Rimane però anche nel tennis e a casa sua cura anche il torneo di Bucarest dal 1993, oggi un Atp 250. Ma oramai è conosciuto in tutto il mondo tennistico ed a lui che i tedeschi si affidano quando portano ad Hannover il Masters di fine anno, dal 1996 al 1999. Dal 2002 ha cominciato a lavorare col tennis a Madrid, contribuendo a costruire quello che sarà uno degli impianti più importanti del tennis mondiale, la Caja Magica, inaugurata nel 2009 e sede del Mutua Madrid Open. Nel 2008 è diventato direttore del torneo, portandolo poi alla versione attuale che si svolge sulla terra rossa. Una mossa geniale di marketing per rafforzare il legame del torneo con lo spagnolo più importante della storia tennistica, Rafael Nadal. Il campo principale dell’impianto che oggi ospita anche la Coppa Davis è peraltro intitolato a Manolo Santana, che curiosamente batté Ţiriac nella finale di Bastad del 1969. La sua astuzia e la sua enorme competenza in ambito economica l’hanno portato a diventare l’ex sportivo professionista più ricco di sempre, anche più di Roger Federer e Michael Jordan. Si stima che il suo patrimonio superi addirittura i due miliardi di dollari, una somma che ha portato anche il Mutua Madrid Open all’aumento di prize money del 2018 quando è diventato il quinto torneo più ricco del mondo, il primo dopo i quattro Grand Slam. Un percorso memorabile, che anche con la direzione del torneo recentemente affidata a Feliciano Lopez ha portato Ion Ţiriac all’ingresso nella Hall Of Fame del tennis, nel 2013.

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