Všechno nejlepší, Tomas Berdych!

Per chi non l'avesse inteso dal titolo, immaginiamo in parecchi, všechno nejlepší è l'equivalente in terra ceca del nostro "buon compleanno". Già, perché oggi compie gli anni uno dei tennisti più famosi e probabilmente uno dei migliori che la propria terra abbia potuto sfornare: stiamo parlando di Tomáš Berdych.

Per chi non l’avesse inteso dal titolo, immaginiamo in parecchi, všechno nejlepší è l’equivalente in terra ceca del nostro “buon compleanno”. Già, perché oggi compie gli anni uno dei tennisti più famosi e probabilmente uno dei migliori che la propria terra abbia potuto sfornare: stiamo parlando di Tomáš Berdych.

Il campione ceco prende i natali il 17 settembre di 30 anni fa in un piccolo comune dell’allora Cecoslovacchia, a oltre 300 km dalla capitale. A differenza di molti altri campioni di oggi lui non è figlio d’arte, bensì di una dottoressa e di un ingegnere ferroviario, e ha dovuto guadagnarsi autonomamente il successo che ha avuto. Già a cinque anni ha iniziato a calcare i primi campi da tennis e pochi anni dopo già si era affermato come uno dei più talentuosi cechi sulla piazza.

Dopo la vittoria nella categoria Under 12, per il piccolo Tomas già si prospettava una rosea carriera, tanto da farlo trasferire nella più grande Prostějov, dove ricevette un insegnamento migliore. Alternandosi tra scuola e tennis riuscì comunque a mantenere le promesse e divenne un ottimo giocatore anche nelle categorie giovanili maggiori, come l’Under 14 e l’Under 16. Fece scalpore anche il trionfo nel prestigioso torneo Under 18 di Parovbice, dove lo precedette anche un certo Ivan Lendl.

Già a 17 anni era entrato tra i professionisti concludendo il suo primo anno intorno alla 1300esima posizione. La vittoria in due Futures gli hanno poi garantito un balzo in classifica di oltre 800 posizioni. Nell’anno seguente altri tre trionfi, stavolta anche nel circuito Challenger lo portano ai margini della Top-100, battezzandolo come uno dei giovani di maggiori prospettive. Nell’anno in cui Federer alzava al cielo i trofei di Australian Open, Wimbledon e US Open (2004), il giovane Tomas raggiunse la Top-50, convincendo sempre di più gli addetti ai lavori del suo innato talento e conquistando il suo primo titolo ATP. A farne le spese è stato Filippo Volandri sconfitto nella finale del torneo di Palermo con un doppio 6-3. Alle Olimpiadi greche del 2004 riuscì a sconfiggere il n°1 del mondo, Federer, prima di arrendersi nei quarti a Taylor Dent e successivamente raggiunge il quarto turno agli US Open. Questo è solo il preambolo dei risultati raggiunti dal tennista ceco.

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La sua carriera continua con successi su Top 10 importanti come Coria e Ljubicic e perdendo il torneo di Bastad in finale da Rafael Nadal. Entrato definitivamente in Top-20 il ceco vince molte partite, spesso arrendendosi però nell’atto conclusivo dei tornei. Questa sua caratteristica, ancora oggi presente, gli ha fatto attribuire da molti suoi detrattori il soprannome “Perdych”. I buoni piazzamenti gli hanno permesso comunque di diventare il numero 1 della propria nazione e di garantirsi un guadagno alquanto invidiabile.

Il rimpianto maggiore del tennista ceco rimane comunque la sconfitta nella finale di Wimbledon del 2010, raggiunta dopo aver eliminato in sequenza il sei volte campione, Roger Federer, e Novak Djokovic in semifinale. Gli anni più recenti non hanno regalato particolari successi al ceco, rimasto comunque sempre in Top 10. Negli Slam, eccezion fatta per Wimbledon, ha ottenuto come miglior piazzamento le semifinali, mancando sempre per un soffio l’appuntamento con l’atto conclusivo.

Il suo gioco, molto regolare e privo di un colpo particolarmente efficace e vincente, è succube degli avversari più forti, soprattutto in giornate in cui il servizio, sua grande arma, non gira a dovere. La pressione delle finali, unita ad alcuni suoi passaggi a vuoto, neanche troppo rari, gli consegna un parziale negativo tra vinte e perse (10-17). Il grande attaccamento alla sua nazione è testimoniato dall’impegno sempre profuso in Coppa Davis, trofeo conquistato nel biennio 2012-2013.

Che dire? Berdych non sarà un campione assoluto, ma il suo impegno e la grande voglia messa in campo al di là del risultato è senz’altro da insegnamento per i giovani talenti di oggi, spesso scapestrati e poco volenterosi. La ciliegina sulla torta nella sua carriera potrebbe essere un trionfo in uno Slam, sempre che questo treno, il padre insegna, ripassi un’altra volta.

Di Simone Marasi

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