Filippo Volandri e quella promessa mancata

Filippo Volandri è il nuovo capitano azzurro di Davis. Nel 2007 fu n.25 ATP, tra i migliori al mondo sulla terra rossa il tennista livornese non riuscì a diventare quel campione che in tanti auspicavano. Carisma e dedizione al lavoro non gli sono mai mancati, sarà lui l’uomo giusto per riportare l’insalatiera in Italia?

Sono passati anni da quando Filippo Volandri si candidava come qualcosa di più di una promessa del tennis italiano, intento a scalare la classifica ATP giocando alla pari e spesso battendo anche i più grandi del mondo. Sulla terra rossa il tennista livornese è stato per qualche anno tra i più forti del circuito conquistando gli scalpi di specialisti come Rafa Nadal, Nicolas Almagro e Carlos Moya. Ma la sua più importante vittoria resta quella contro Roger Federer al Foro Italico nel 2007 quando si spinse sino in semifinale, ultimo italiano a regalare gioie al pubblico romano. Filo però non era solo un promettente tennista ma anche un personaggio piuttosto mediatico che non disertava interviste ed ospitate tv, fu il primo a riportare agli onori della cronaca il tennis italiano anni dopo i fasti di Panatta e co. Solo i successi delle ragazze qualche anno dopo cancellarono l’eco delle sue imprese le quali però non ebbero continuità dopo quella magica estate del 2007 quando firmò anche il suo best ranking, n.25 ATP. Non si può fare il salto di qualità nel gotha del tennis giocando (seppur in modo eccelso) su di una sola superficie (la terra rossa) e con un solo colpo (il rovescio). Volandri ha avuto il grande limite di non tentare di migliorarsi oltre i suoi punti di forza, nel non voler mai “curare” i suoi talloni d’Achille, il pessimo feeling con il veloce ed un servizio amatoriale. Questo lo ha portato a scivolare sempre più indietro, le vittorie sul rosso erano alternate a costanti sconfitte sulle superfici poco amiche dove pareva scendere in campo già battuto e che lo convinsero ad allungarsi la carriera dedicandosi ai tornei Challenger. Filippo fu anche azzurro di Coppa Davis, competizione dove vanta 10 presenze e 7 sconfitte e dove esordì nel 2001 contro la Finlandia proprio con Corrado Barazzutti, suo predecessore nell’avventura che si appresta ad intraprendere.
Se Volandri come giocatore fu protagonista di un periodo poco fortunato per il tennis azzurro, dove la nazionale di Davis galleggiava tra il purgatorio della B e lo spettro della C, non si può dire lo stesso su quanto lo attenderà come condottiero. Il tennis italiano attuale vanta un potenziale forse mai visto e il sogno di riportare l’insalatiera in Italia dopo la vittoria del 1976 è più vivo che mai. Filippo ha il carisma, la maturità e l’età giusta per guidare le giovani (e meno) leve della nostra nazionale verso quel traguardo che l’Italtennis aspetta da troppo tempo.

Volandri dopo la vittoria al Foro contro Roger Federer

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