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Verso gli Internazionali d’Italia: si infiamma il caso Djokovic

Il caso Djokovic torna ad infiammare le cronache del tennis. Dopo tutto quello che è successo in Australia, il serbo torna al centro della critica dopo la recente intervista rilasciata alla BBC. A far discutere, ancora una volta, la scelta del numero uno del ranking ATP di non vaccinarsi contro il Covid-19.

Il giocatore di Belgrado si è detto pronto a rinunciare anche a tutti i grandi appuntamenti della stagione in caso persista l’obbligo di vaccinazione o qualora per l’accesso nel paese ospitante serva il cosiddetto Green Pass. Negli ultimi giorni si è parlato molto anche della sua possibile – o non possibile – partecipazione agli Internazionali BNL d’Italia.

Per il torneo romano la mancanza di Novak Djokovic in tabellone sarebbe un duro colpo, specialmente a livello mediatico e di attrattiva. La sua partecipazione però potrebbe causare più di un empasse per gli organizzatori. Tutto dipenderà dall’evolversi della situazione epidemiologica nel Bel Paese.

Valentina Vezzali, sottosegretario allo sport nel Governo Draghi, avrebbe aperto alla sua presenza pur puntualizzando che per lui resterebbero chiuse le porte di alberghi e ristoranti oltre a quelle degli spogliatoi. Non d’accordo con l’ex schermitrice azzurra il presidente del CONI, Giovanni Malagò. Secondo il numero uno del Comitato Olimpico, infatti, la partecipazione del serbo manderebbe un messaggio sbagliato.

Ogni discorso però, almeno al momento, sembrerebbe essere abbastanza superfluo. Due gli aspetti principali da considerare. Per il primo bisogna fare un salto indietro e tornare in Australia. Alla viglia del primo Slam della stagione, sbarcato a Melbourne, Novak Djokovic aveva presentato un documento che attestava la sua guarigione dopo aver contratto il Covid-19 a dicembre 2021.

Sulla veridicità del certificato si sono susseguite diverse indiscrezioni – inclusa un’inchiesta del Der Spiegel. Qualora però risultasse essere così – e in questo caso non abbiamo motivo di metterlo in discussione – il tennista serbo sarebbe in possesso del tanto discusso certificato verde rafforzato.

Con una durata di sei mesi, e la relativa scadenza a giugno per Novak Djokovic cadrebbero tutte le limitazioni. Stesso scenario possibile anche nel secondo caso. Il Governo potrebbe non rinnovare lo stato d’emergenza in scadenza il prossimo 31 marzo e, a questo punto, bisognerà capire quali saranno le normative che permarranno e quelle che decadranno.

Il count down per il torneo romano è ancora lontano e, in attesa di capire quali saranno i risvolti della vicenda, resta da vedere anche quale decisione potrà prendere per la preparazione della sua annata Novak Djokovic e quali appuntamenti seguiranno Doha.

 

 

Diletta Barilla

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