Alexander Zverev ed il rientro nel circuito

Da qualche giorno a questa parte, circolano sulla rete alcune dichiarazioni di Alexander Zverev relative all’incidenza della pausa prolungata dalle attività sui tennisti, nello specifico con riferimento al rapporto tra i Big Three e la Next Gen. In particolare, secondo quanto è stato riportato, a dire del tedesco il lungo stop sta indubbiamente favorendo i tennisti della vecchia guardia; senza tutto questo, il 2020 sarebbe stato l’anno della ribalta della Next Gen con il definitivo ricambio generazionale ai vertici. Tuttavia, come poi “rettificato” dallo stesso Zverev, parte di questi concetti non sono stati frutto delle sue parole: non ha infatti mai detto che la Next Gen avrebbe soppiantato i tre mostri sacri, pur rimanendo fermo sull’idea di una pausa favorevole più ai “vecchietti” che ai ragazzi.

Con quest’ultima affermazione, il classe ’97 di Amburgo lancia un interessante spunto di riflessione. Dal suo punto di vista, Federer, Nadal e Djokovic sono già ampiamente abituati a gestire momenti del genere, anche alla luce degli infortuni che alternativamente ne hanno stoppato le stagioni. L’inazione, dunque, non risulterebbe essere così impattante; discorso opposto per le nuove leve, non abituate a questa nuova situazione, per cui penalizzate. Come specificato dallo stesso Zverev, nel 2020 avremmo potuto assistere ad un padrone nuovo negli Slam, in linea con i recenti risultati degli ultimi grandi tornei (Finals di Londra e Australian Open), e con una  presenza più costante delle nuove leve nei turni decisivi. Non si può però non tener conto di un dato: anche quest’anno, nonostante poche settimane di tennis giocato, i campi avevano in Novak Djokovic il solito dominatore. E sottolineiamo “solito”, perché scalfire una macchina da guerra praticamente perfetta sarebbe stata un’impresa ardua e terribilmente complessa.

Novak Djokovic Australian Open 2020

Non si tratta del primo caso in cui i tennisti più giovani si sono spinti in affermazioni riguardanti un possibile ribaltamento di forze. Anche Tsitsipas, ad esempio, ha più volte sostenuto di aver trovato la chiave per battere costantemente i Big Three, cosa che poi nei fatti è stata smentita piuttosto spesso. Sembra quasi che i ragazzini terribili sentano il peso e la responsabilità di doversi prendere il comando del tennis mondiale, di essere obbligati ad imporsi di forza sui tre mostri sacri prima che questi cedano spontaneamente all’incedere inesorabile del tempo.

Il punto è tuttavia un altro: davvero questo lunghissimo ed atipico stop sta facilitando la vecchia guardia? Si può essere d’accordo con Zverev nella misura in cui ci si riferisca ad una maggior capacità nella gestione di una pausa così prolungata; l’esperienza, l’enorme esperienza accumulata dai tre, sicuramente aiuta. Vi sono tuttavia da considerare altri aspetti. In primis, come già detto, Djokovic ha dimostrato ancora una volta di essere il dominatore del circuito, di rappresentare l’uomo da battere, e non ha mai offerto segni di cedimento. In secundis, il livello espresso dai super top era ancora altissimo, corroborato poi da una tenuta mentale mostruosa ed ancora inarrivabile (aspetto che probabilmente fa la differenza). Soprattutto, però, bisogna considerare che, in un tennis costantemente sempre più logorante per il fisico, non necessariamente una pausa del genere può risultare benefica per chi rientra nella fascia di età 30-40 (il 40 è d’obbligo, Federer tacitamente lo impone). Il fisico, se non curato nei dettagli, risente proporzionalmente di più di un minore allenamento ed ovviamente del passare del tempo; ci sono poi atleti, come ad esempio Nadal, che hanno bisogno di colpire molto di più la palla e che impiegano qualche set in più a rodare tutti i meccanismi. Non per forza, quindi, la pausa favorirà questi tre, anzi: il loro tempo sul circuito si accorcia e si riduce sempre più e tornare a dominare sarà un’impresa ancora più impegnativa delle precedenti.

Luca Sassone

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