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Andy Murray, l’uomo che ha trasformato i Big Three nei Fab Four

“In ogni caso il tennis non mi è mai piaciuto”. Queste le prime parole di Andy Murray poco dopo aver appeso definitivamente la racchetta al chiodo. I quarti di finale di doppio dei Giochi Olimpici, disputati insieme a Daniel Evans, segnano la fine della leggendaria carriera dello scozzese che ha trasformato l’era dei Big Three (Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic) in quella dei Fab Four.

In molti hanno messo in discussione lo scozzese ritenendo inferiore il suo palmares. Nell’arco della carriera il trentasettenne di Glasgow ha conquistato 3 titoli Slam (Us Open 2012, Wimbledon 2013 e 2016), 2 medaglie d’oro ai Giochi Olimpici (Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016), 14 successi nei Master 1000 ed un totale di 46 titoli in singolare. Inoltre Murray ha trascinato la Gran Bretagna alla vittoria della Coppa Davis del 2015, il primo titolo per i britannici dal 1936.

Credit: https://bnpparibasopen.com/

Rimane indelebile nella memoria degli appassionati la stagione 2016. Con 6 mesi al limite della perfezione Murray ha sorpassato in classifica Djokovic conquistando per la prima volta il numero 1 del mondo. Lo scozzese ha mantenuto il primato, confermato vincendo le Finals 2016 proprio contro il serbo, per 41 settimane prima dell’inizio del proprio declino a causa dell’infortunio all’anca.

Proprio quest’infortunio ha portato lo scozzese nel cuore di tutti gli appassionati: nonostante una carriera encomiabile Murray ha deciso di sottoporsi ad un intervento scegliendo di giocare anche con una protesi. L’amore, ai limiti dell’ossessione, per il nostro sport ha portato l’ex numero 1 al mondo ad accettare di ripartire dal basso giocando challengers provando a risalire la classifica malgrado la consapevolezza di non poter più raggiungere gli standard di una volta.

Nel corso della sua carriera Murray è stato disprezzato da molti per l’atteggiamento in campo, amato da altri per l’abnegazione e gli show fuori e dentro dal campo. Indipendentemente dai sentimenti e dalle emozioni provate c’è solo da fermarsi un momento, alzarsi in piedi ed applaudire la grandissima carriera di Sir Andy Murray.

Luciano De Gregorio

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