I grandi colpi – La frustata di dritto di Ivan Lendl

Attaccare efficacemente con il dritto: Ivan Lendl sapeva farlo benissimo, associando a ciò un passante in corsa micidiale.

Proiettiamoci con la mente in un’epoca tennistica totalmente differente rispetto a quella odierna, sia per quanto riguarda lo sviluppo della tecnologia sia per tecniche e schemi tattici meno legati alla potenza di quanto invece siano oggi. All’improvviso, nel panorama tennistico maschile, spunta una figura molto interessante, ad oggi considerato probabilmente poco rispetto a quanto abbia effettivamente dato al tennis: stiamo parlando di Ivan Lendl, tennista ceco poi naturalizzato statunitense, ex numero 1 del mondo nonché vincitore di 8 titoli dello Slam, tra i quali manca solo Wimbledon. Nonostante questi dati importanti, a causa delle undici finali Major perse, veniva spesso etichettato come un perdente e come un profilo non altezza dei più grandi di sempre. Eppure la sua rilevanza deve essere letta oltre le righe, in tutti quegli aspetti che non si notano direttamente sul campo. Dietro le quinte, in fase di allenamento e preparazione, Lendl è stato il primo atleta a curarsi della preparazione a 360°, assumendo addirittura uno psicologo che tenesse sott’occhio la sua “freschezza” e solidità mentale e controllando minuziosamente la tenuta e l’integrità dei suoi attrezzi. Allora, infatti, si giocava ancora con le racchette di legno ed esistevano solo alcuni modelli che iniziavano a sviluppare nuove tecnologie. Con la sua inconfondibile Adidas, Lendl sfoderò un colpo totalmente nuovo capace di segnare un’era e di spazzare via centinaia di avversari: il suo dritto fu qualcosa di spaventoso e degno di notevole attenzione.

CARATTERISTICHE TECNICHE – L’esecuzione del dritto, curata maniacalmente come tutto il resto del repertorio, è piuttosto particolare ed interessante da osservare. La fase di preparazione presenta già un paio di caratteristiche peculiari: in primis, la posizione delle gambe, che non risultano mai essere troppo flesse, enfatizzando quindi l’estrema facilità nella ricerca della palla; in secundis, la racchetta molto bassa durante tutta la preparazione, nonostante venga portata all’indietro per cercare la massima potenza (Lendl non alza la racchetta, ma riesce ugualmente a generare una velocità di palla importante). Colpisce, poi, la violentissima frustata dell’impatto, ottenuta grazie ad una rapidissima accelerazione dell’avambraccio e poi del busto. Il gomito è sempre piegato, non si distende mai del tutto, ed il robustissimo polso (“polso d’acciaio”, come definito da più parti) gli consente di eseguire colpi al limite, su tutti il suo splendido passante in corsa.

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La frustata rapidissima con l’avambraccio seguita dalla rotazione del bacino.

ASPETTI TATTICI – Osservando la parte tattica, poi, bisogna evidenziare un altro profilo degno di nota. Il ceco è stato il capostipite del “dritto di sfondamento”, ossia della chiusura del punto grazie ad una serie di dritti consecutivi oppure di uno definitivo a seguito del servizio. Di frequente, durante le sue partite, abbiamo osservato come Lendl girasse attorno al rovescio per colpire con il dritto anomalo, tanto inside out quanto inside in, lasciando scoperto l’angolo destro proprio grazie alla forza intrinseca del suo colpo. Dal lato destro, l’esecuzione più celebre è però il passante in corsa, capace di incantare come pochi altri gesti nella storia del tennis. Vi sono molti racconti che descrivono singoli scambi terminati in questo modo. Sorprendeva principalmente la capacità di tirare su (proprio grazie al grande lavoro di polso) palline molto basse, che conseguentemente passavano molto alte sul lungolinea ma che poi, cariche di spin, battevano nei pressi dell’incrocio delle righe. Nonostante il poco spazio a disposizione, Lendl riusciva a trovare il modo per far abbassare la palla anche in situazioni disperate: un maestro del passante, insomma.

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Il gomito non è mai disteso del tutto e le gambe raramente si flettono completamente.

UN CENNO ALL’ESTETICA – Questo dritto va incardinato in canoni di bellezza del tempo e nell’ottica di gesti più “classici”, pur essendo uno spartiacque verso il tennis offensivo da fondo sviluppatosi verso la fine del secolo scorso. Dall’esterno non si tratta del colpo più piacevole da ammirare né tantomeno di quello più fluido ed armonico. Alla bellezza estetica, Lendl ha sempre preferito la solidità e l’efficacia, in tutti gli aspetti della sua carriera.

Spesso troppo sottovalutato, nonostante i suoi importanti risultati, l’importanza di Ivan Lendl va individuata nell’aver dato l’input per lo sviluppo della figura del tennista-atleta, di uno sportivo cioè che deve necessariamente occuparsi globalmente della sua persona. Il ceco richiedeva addirittura particolari capi d’abbigliamento e non permetteva che le sue racchette fossero incordate da un uomo diverso che non fosse quello di sua fiducia. Forse a tratti quasi maniacale, considerando anche i suoi riti prima del servizio, probabilmente poco simpatico; un dato è però ineludibile: Ivan Lendl rientra di diritto tra i più grandi giocatori della storia del tennis, al pari di molti che si sono avvicendati in testa alla classifica.

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