La bellezza del tennis post-coronavirus

Che poi possiamo raccontarci quello che vogliamo, ma leggere in un titolo le parole “post” e “coronavirus” vicine ci fa già sentire un po’ meglio. Sono lì a dirci che c’è vita oltre la malattia, c’è esistenza dopo il virus. Se poi ci mettiamo anche il vocabolo “tennis”, beh, allora possiamo quasi dire di essere felici. Siamo stati costretti ad abbandonare le racchette col manico bianco annerito nella borsa che giace ormai remissiva in un angolo nella casa. Troppo tempo è passato dall’ultima volta che le corde hanno colpito la pallina gialla. Poco importa se da domani il maestro non potrà più dirci “senti la palla”, perchè col guanto che cosa vuoi che si senta. Ma intanto saremo di nuovo in campo. Presto, si spera.

I circoli del tennis, per noi comuni mortali, dovrebbero riaprire il 18 maggio. Mentre scrivo mancano esattamente tredici giorni. Adriano Panatta, il libero pensatore per eccellenza, ha detto che a suo avviso i circoli e i maestri sono stati molto colpiti dall’emergenza. L’equazione è molto semplice: non si può giocare a tennis, quindi i maestri non lavorano. In questo periodo ci sono distese rosse totalmente vuote e disabitate, che a pensarle mute e polverose fa anche un po’ effetto. Siamo sempre stati abituati a passare tra un campo e l’altro per raggiungere quello di nostra competenza mentre sentivamo le palline che producevano quel rumore sordo, sempre uguale, ma in fondo ogni volta un po’ diverso. Un sottofondo armonioso. Ora se si passasse in mezzo ad un circolo del tennis probabilmente si proverebbe un sentimento che poche volte s’è provato lì dentro: tristezza. Che si badi bene, però: non intendo la tristezza a cui siamo stati abituati a pensare in quest’ultimo periodo. Piuttosto è malinconia, nostalgia.

E allora è bene portare la mente a quando tutto potrà ripartire, a quando risentiremo il nostro compagno di doppio che s’arrabbia perchè quella “la metteva pure mia nonna” e a quando finalmente torneremo a respirare quel profumo di racchette e palline, che un po’ ricorda quello che c’è dentro i cassetti delle case dei vecchi. Torneremo a casa distrutti dall’ora di tennis e ci sdraieremo sul divano con la televisione accesa perchè sì, tra poco è in programma la ripartenza anche del tennis dei grandi. L’attesa dell’avvenimento è più gioiosa dell’avvenimento stesso almeno dall’inizio del 1800. Godetevela, dunque, quest’attesa di tornare a pulire le righe bianche dalla polvere rossa. Perché quando torneremo sarà più bello anche tirare il campo a fine partita.

Jacopo Crivellari

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Jacopo Crivellari

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