L’infortunio di Andy Murray ai raggi X

L'esperto Rodolfo Lisi spiega i guai fisici del tennista scozzese, che a inizio anno ha dato forfait agli Australian Open, dichiarandosi non ancora pronto per giocare a causa del suo problema all'anca. Ora la sua carriera è appesa a un filo: vediamo perché.

“La gatta frettolosa ha fatto i figli ciechi”, recita un noto adagio popolare. Che ben si adatta al comportamento, poco accorto e prudente, dello scozzese Andy Murray. È noto come il già campione di Wimbledon soffra di una patologia all’anca destra, definita “impigement (conflitto) femoro-acetabolare” (FAI). Ebbene, nonostante il dolore e la limitazione funzionale, l’ex numero 1 al mondo, come riportava la carta stampata a suo tempo, “ha forzato i tempi per rispettare gli impegni presi ed essere presente al torneo di Brisbane in programma la prima settimana di gennaio”. Ancora una volta, quindi, i contratti con sponsor e tornei influiscono in modo determinante sulla salute dei top players. Ovviamente, Murray – vista la gravità della condizione clinica – ha dato forfait sia a Brisbane che agli Australian Open, sottoponendosi, su consiglio medico, ad un quanto mai opportuno intervento chirurgico (perfettamente riuscito). Molto probabilmente, se Murray avesse osservato un periodo di riposo adeguato e consono alla gravità della patologia in atto, l’intervento chirurgico poteva essere evitato o, almeno, procrastinato. Ora, il campione è costretto ad una riabilitazione molto lunga. Il suo rientro nel circuito è annunciato, salvo imprevisti, per la stagione sull’erba. Ma, in estrema sintesi, di cosa soffre lo scozzese? Il meccanismo eziopatogentetico consiste in un’anomala morfologia dell’articolazione che crea un conflitto tra la parte prossimale del femore e l’acetabolo ai gradi estremi del movimento. Questa situazione è responsabile delle lesioni del labbro e delle lesioni cartilaginee, che diventano a volte rapidamente estese al punto tale da realizzare una coxartrosi precoce. Si distinguono due forme di FAI: il PINCER ed il CAM, che possono manifestarsi in modo isolato o in associazione (Figura 1).

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                                                                        FIGURA 1

Il CAM è un conflitto, in genere, più frequente nei giovani atleti di sesso maschile. Tale conflitto, cosiddetto a “camma”, è la risultante dell’impatto tra la testa femorale morfologicamente anormale contro l’acetabolo durante la flessione. Questo movimento causa una forza di taglio che provoca un’abrasione, dall’esterno verso l’interno, della cartilagine articolare, una lesione del labbro o di entrambe. Per effetto della deformità dell’epifisi femorale, l’area ossea esuberante che si incastra con un meccanismo di grippaggio, produce uno slaminamento della cartilagine dell’acetabolo. La seconda forma del FAI è la cosiddetta PINCER (maggiormente frequente nelle donne sportive). Il meccanismo con cui si genere è detto a “tenaglia”. Il contatto patologico avviene tra la giunzione collo-testa del femore con il margine dell’acetabolo che si presenta deformato con una eccessiva copertura acetabolare.  Come ribadito dallo stesso giocatore, la mole di gioco degli ultimi mesi sui campi in duro ha aggravato la già precaria situazione. A parte queste considerazioni, condivisibili da un punto di vista delle proprietà delle superfici, ne va aggiunta un’altra, squisitamente di natura biomeccanica. La tecnica di gioco di Andy, ad un’attenta analisi, si presta a diverse considerazioni.

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         FIGURA 2

Nel tennis moderno il continuo “carico e scarico” dell’anca nel lato dominante è una caratteristica intrinseca del diritto in open stance. Ma il corpo deve essere allenato per gestire le forze coinvolte nell’esecuzione di tale gesto al fine di ridurre il rischio di lesioni. Come si può intuire dalla foto (figura 2), Murray effettua il movimento mantenendo l’intero piede destro in appoggio.  Di conseguenza, il momento torcente prodotto dalla reazione al terreno sulla gamba estesa è assai elevato poiché Andy ruota il tronco ad arto inferiore destro bloccato. Esiste, cioè, una predisposizione alla patologia di cui sopra ascrivibile, appunto, alla particolare tecnica di gioco dello scozzese. Per questo motivo, un “carico ed uno scarico” costanti dell’anca possono aumentare il rischio di lesione dell’articolazione dell’anca stessa nonché delle strutture stabilizzanti: la capsula articolare, il labrum acetabolare, i muscoli ed i legamenti che supportano questa articolazione. Gli appassionati di tennis sperano di rivedere presto Murray in campo, pronto a competere per i traguardi più prestigiosi. Ma ciò accadrà solamente se lo scozzese seguirà in maniera certosina il programma riabilitativo. Diversamente, e la letteratura scientifica ne è chiara testimonianza, non è escluso un ulteriore intervento stavolta più delicato, consistente in un impianto di protesi all’anca. Tradotto: tennis, addio!

Rodolfo Lisi

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