Tifo e tennis, quando la vergogna prevale sullo sport

PREMESSA – Il presente non vuole costituire un articolo atto a sminuire la favola di Roger Federer, tornato a quasi 36 anni a livelli altissimi. Si rifà, bensì, a quanto successo nel match contro Berdych e parzialmente con Kyrgios, e a quanto visto, e soprattutto udito, sugli spalti a partire dal secondo set. Cose che non hanno nulla a che vedere con la classe e la sportività dello svizzero.

“Silence, please”, le celebri parole che chiunque abbia visto anche uno spezzone di partita di tennis probabilmente conosce. Si parla di quei momenti precedenti all’inizio del punto in cui vige la regola del silenzio tra il pubblico, quando il giocatore si appresta a servire. Fin qui tutto normale, ma la tematica da affrontare oggi va oltre questa regola e si riferisce, ultima, ai fatti della partita delle scorse serate, quelle che hanno visto in campo Roger Federer prima contro Berdych e poi contro Kyrgios

I MATCH – Non certo una delle partite più memorabili dell’anno, in quanto a spettacolarità, ma può senz’altro dire la sua in quanto a mordente, tensione agonistica e stravolgimenti di fronte. Primo set dominato dall’elvetico, che molti si immaginavano poter bissare con relativa facilità nel secondo set. Così non è stato, merito anche di un Berdych che non si è sciolto sul più bello. Marginalmente alla partita l’aspetto maggiormente degno di nota è stato rappresentato dagli oltre 10mila sugli spalti del Tennis Center at Crandon Park di Key Biscane. Appena le cose hanno iniziato a prendere una brutta piega per Federer, non si sono fatti attendere i supporter dello svizzero, amato in tutto il mondo, comunque più del glaciale Berdych.

TIFO DA… CALCIO – Fin qui nulla di strano, verrebbe da dire. Già, se non fosse che oltre ai meritati applausi dopo un colpo vincente, un ace o un grande punto portato a casa, i boati arrivavano dopo ogni punto messo a referto da Federer, sia che si trattasse dei colpi poc’anzi citati, sia che fosse un maldestro doppio fallo dell’avversario o, peggio, un errore gratuito dello stesso. Il tutto facendo passare sotto insensato silenzio qualunque punto vinto dal ceco, e provocando nelle persone dotate di raziocinio un senso generale di sbigottimento. Per quanto riguarda il match di Kyrgios ancora peggio, se possibile: il pubblico durante la verifica del falco ha urlato a gran voce “out out out” e durante i due punti al servizio dell’australiano i disturbi sono stati alquanto palesi. Se contro Berdych si poteva pensare, stupidamente, a un episodio isolato ora si ha avuto la riconferma dell’inciviltà dei molti tifosi presenti sugli spalti.

Del tifoso medio già parlammo qualche tempo fa, ma qui sembra di essere a volte arrivati alla deriva: l’idolatria di Federer, che nell’era digitale sta vivendo una fama mai vista prima, sta sempre più aumentando, merito (aut, colpa) dei tanti web media che pur di cavalcare l’onda dedicano intere giornate editoriali allo svizzero. La leggenda rimane, non v’è dubbio, ma una maggiore misura in tutto ciò, evitando di mostrare lati antisportivi nel sostenere il più grande tennista dell’ultimo ventennio, di certo non guasterebbe.

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Il centrale di Miami

QUESTIONE DI APLOMB – A rafforzare questa tesi ci sono una buona parte di tifosi dello svizzero, che oltre ad esaltarsi, giustamente, dopo le sue vittorie, sanno quale è la misura, senza scadere nel fanatismo e nell’entusiasmo cieco, smodato. Il tifo pedissequo e antisportivo rimane uno dei mali da estirpare nel moderno tennis, affinché tale nobile sport non si uniformi a comportamenti che avvengono in altri ambiti sportivi (leggasi calcio, e ultimamente anche motori) e che puntualmente ci sentiamo di condannare. A conti fatti le cose non sembrano essere, infatti, troppo diverse, forse dal calcio ci si salva dalle dietrologie (ma neanche troppo, viste le utopiche accuse a cui spesso dobbiamo, inermi, assistere).

VIE DI FUGA – Un male destinato ad inghiottire inevitabilmente anche questo sport? Forse no, al momento del ritiro di Federer e Nadal, i due che si spartiscono la fetta più grande dei tifosi, o presunti tali, le cose forse rientreranno al loro posto, limitando gli atteggiamenti del pubblico, come quello di stanotte, a competizioni internazionali, Coppa Davis e Fed Cup, e nelle partite in cui in campo c’è il beniamino di casa, anche se in questi casi il fenomeno non è neanche più di tanto diffuso. E se deve essere questa la “soluzione finale”, ciò la dice lunga sui tempi in cui viviamo, dove ognuno farebbe bene a farsi un esame di coscienza e a cercare di misurare un po’ di più i propri comportamenti. In fondo ne va del bene di questo sport, che vinca Federer o no.

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