Una scelta inevitabile, ma quanto fa male: a presto Foro Italico

E’ inutile negarlo. Tutti noi che amiamo questo sport non avremmo mai voluto sentire questa notizia, eppure in cuor nostro, tutti sapevamo che prima o poi sarebbe arrivata ed è giusto così. Sembra inutile e scontato ripetere sempre la stessa cosa, ma non lo è: la salute va messa al primo posto e non c’è evento o sport che tenga. E così anche il tennis si ferma, fino al 7 giugno. Forse si ritornerà in campo per la stagione sull’erba, forse dopo Wimbledon o forse si riprenderà addirittura l’anno prossimo. Impossibile fare pronostici, letteralmente. Perché non si sa come evolverà la pandemia da Covid-19 e l’impressione è che la situazione attuale sia più vicina all’inizio che alla fine, in Italia. Figuriamoci in altri paesi dove l’emergenza è scoppiata da poco.

Tornando a parlare di tennis, la cosa da tenere presente è che non si tornerà alla normalità il primo giorno dopo che l’incubo sarà terminato. Ci vorrà del tempo e questo vale sia per la vita quotidiana che per lo sport. Credo che nessuno di noi sarebbe d’accordo a mandare in campo giocatori che non si allenano da settimane e che non sono oggettivamente pronti. Probabilmente il risultato sarebbe comunque una partita gradevole, d’altronde non si è Top 100 per caso, ma non è questo il punto. Perché forzare i tempi? La verità è che l’attesa ci logora e non vediamo l’ora che tutto ricominci. Ma ciò non avviene con uno schiocco delle dita. E allora aspettare è l’unica soluzione. Aspettare, aspettare e aspettare fino a quando ce ne sarà bisogno. Evitare di prendere iniziative come ha fatto il Roland Garros – alquanto improbabile che si disputi dal 20 settembre al 4 ottobre come previsto – e non accelerare i tempi.

Roland Garros

Detto questo, è impossibile nascondere la tristezza. Innanzitutto la tristezza che il Coronavirus abbia avuto la meglio sul divertimento, sullo svago e sul torneo di Roma, il nostro torneo. Per chi ama il tennis, gli Internazionali d’Italia sono un po’ come il proprio compleanno, con la differenza che durano una settimana e non un giorno. La possibilità di immergersi in un ambiente magico come quello del Foro Italico ed ammirare da vicino i più grandi campioni non capita tutti i giorni. E’ anche vero che il tennis sta vivendo un momento di grande sviluppo ed in Italia ormai tra le Next Gen Finals, il Wta di Palermo e tanti ottimi Challenger che farebbero invidia ad alcuni Atp 250 le occasioni per vedere del tennis dal vivo non mancano. C’è da dire però che nulla è paragonabile agli Internazionali d’Italia e guardare una partita nella splendida cornice del Pietrangeli non ha prezzo. E nonostante tutti i difetti, compresi alcuni soggetti che talvolta mettono i loro interessi davanti a quelli del torneo, spingendo svariate persone a preferire i Masters 1000 di Montecarlo o Madrid (anch’essi rinviati), il torneo di Roma è una delle poche certezze per il tennis nostrano. E perderla, vederla sfuggire di mano è un po’ destabilizzante, oltre che triste.

Trovare un’altra data in calendario? Ipotesi piuttosto inverosimile. Al di là dell’abbondanza di tornei presenti nel calendario e della superficie che non aiuta molto, dato che la seconda parte di stagione è dominata dal cemento, non bisogna dimenticare che nella stessa situazione di Roma c’è anche Madrid. Bisognerebbe dunque trovare due spot in calendario per gli altrettanti Masters 1000 (Montecarlo ha già dato appuntamento al 2021) e sarebbe davvero complessa da gestire come situazione. E allora, malgrado l’inevitabile perdita economica, meglio pensare direttamente all’anno prossimo. Accogliamo questa pausa come una spinta ancora maggiore per il 2021. Cerchiamo di tenere a freno la nostra voglia di tennis e conserviamola dentro di noi ancora per un po’. Quando tutto sarà finito ci guarderemo indietro con un sorriso fino a quando, immersi nei nostri pensieri, un rumore ci riporterà alla realtà. “Ready? Play“. E la nostra felicità testimonierà che sarà andato tutto bene e che saremo tornati alla normalità.

Foro Italico
Antonio Sepe

Sono nato tre giorni dopo Jannik Sinner. Il talento, però, l'aveva già preso tutto lui. Guardo il primo turno di un Atp 250 con lo stesso entusiasmo di una finale di Wimbledon.

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