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Ricardas Berankis, il cuore oltre gli ostacoli

Ricardas Berankis nasce a Vilnius in Lituania, il 21 giugno del 1990. Comincia a giocare a tennis all’età di due anni, figlio di un tassista, ed entra ben presto nelle liste dei “migliori prospetti” del tennis mondiale.

A fine 2010 è il più giovane atleta nella top-100, al numero 85, frutto di un’ascesa graduale culminata nel successo al ricco challenger di Helsinki. Il 2011 si apre sotto ottimi auspici, grazie al terzo turno agli Australian Open – il primo della carriera in uno Slam – ed al bis dei quarti a San Jose, eliminato in due set Raonic. Poi, dopo aver tolto un set a Roddick a Memphis, il primo segnale d’allarme: il ritiro contro Verdasco al secondo turno a Indian Wells. Ricardas gioca comunque Miami, ma finisce con la schiena bloccata contro Feliciano Lopez. E deve restare fermo quattro mesi perché ai dolori alla schiena si aggiungono problemi all’anca e all’inguine. Fatica nell’estate sul duro Usa, scende oltre la posizione numero 150.

Nel 2012 una nuova operazione all’inguine, a marzo ritarda ancora il suo rientro sul circuito, tanto che gioca la sua prima partita a livello ATP solo a luglio, a dodici mesi dall’ultima. A Los Angeles parte dalle qualificazioni e arriva per la prima volta nei quarti di un 250, ad Atlanta fa ancora meglio e gioca la sua prima finale in carriera, in cui però raccoglie solo due game da Querrey.

Seguito dallo stesso allenatore con cui ha iniziato a nove anni, Remigijius Balzekas, ha costruito con lui un rapporto che va al di là di un legame tecnico. Sono una famiglia e l’anello che Berankis porta al collo è in memoria di Aivaras, il figlio di Balzekas morto in un incidente stradale nel 2005, investito da un guidatore ubriaco a Miami, dove frequentava l’università. “Era un fratello per me” ha più volte dichiarato Ricardas, che da quell’incidente ha perso il migliore amico che avesse, ma non la voglia di lottare in campo, oltre i propri evidenti limiti fisici, che ne determinano spesso, purtroppo, i risultati.

Berankis, da quel maledetto giorno, gioca con il cuore spezzato, ma con una motivazione in più: vincere e dedicare all’amico il successo, che sarebbe il primo per lui nel circuito maggiore. Generoso e socievole, Berankis è dotato di un buon servizio, nonostante la statura minuta. Il suo gioco, fatto da numerose accelerazioni e variazioni, è uno dei più belli da ammirare tra i giocatori presenti nel circuito ATP.

Piano piano, il “lituano d’America” sta risalendo la china, cercando di portarsi più avanti possibile nel ranking mondiale, tentando di aggiudicarsi un torneo. Questo sarebbe il suo sogno, poter alzare al cielo il trofeo, dedicandolo all’amico Aivaras, per un’amicizia che è andata oltre la morte, perchè – come dimostra l’anello che Ricardas porta nella collanina al collo – il ricordo è ancora indelebile per il giovane lituano. E siamo sicuri che, prima o poi, arriverà il suo giorno, il suo momento e il suo primo torneo, nonostante le difficoltà che sta incontrando in questo periodo, che l’hanno fatto precipitare oltre la 130esima posizione in classifica. Forza Ricardas, il futuro sarà tuo, bisogna solo aspettare il momento giusto!

Andrea Menozzi

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