Tomic e il 2017

Tra i giocatori che si sono affacciati al gotha del ranking con le stimmate dei predestnati c'è Bernard Tomic. Dopo un 2016 piuttosto deludente, cosa è lecito aspettarsi dal talento australiano per la stagione 2017?

Su Bernard Tomic sono stati scritti fiumi di commenti. Talento cristallino, qualche grosso problema di tenuta atletica e mentale, la tara di suo padre, un personaggio non proprio oxfordiano capace di limitare suo figlio non poco in una carriera decisamente da predestinato.

Il tennis di Tomic è decisamente di quelli piacevoli da guardare: non è un giocatore di powertennis, non ne ha la caratteristica, ma il timing sulla palla è rimarchevole, degno della scuola anni ’70, quando si doveva sfruttare la fisica più che la tecnologia per imprimere potenza alla palla. Grande rovescio bimane, col quale può produrre non solo vincenti ma anche un interessante capacità di spostamento della palla (in questo ricorda Fabio Fognini), ha nel dritto il suo tallone d’achille, spesso incostante e falloso. Buon servizio e una scarsa propensione per gli scambi lunghi ne fanno un giocatore piacevole da guardare se in giornata, a tratti irritante quando decide che non è giornata.

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Tre anni fa, neanche ventenne, si issava a quello che resta il suo best ranking, alla posizione n. 17. Un biglietto da visita che faceva presagire con grande facilità un ingresso nella top 10. I fatti successivi, con le vicissitudini e le intemperanze di suo padre, lo hanno allontanato dal tennis di prima fascia, costringendolo ad un affannoso recupero di posizioni, che si è concluso nel 2016 con il rientro nella top 30, ma con un finale di stagione affatto brillante in Cina. Bernard si è quindi opportunamente fermato per ricaricare le batteria, al termine di una stagione che lo ha visto buon protagonista sull’erba con la semifinale al Queen’s e il quarto turno a Wimbledon, e finalista in Messico. Poca roba, con tanti stop e tante sconfitte con avversari decisamente meno attrezzati di lui.

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Quale potrà essere il suo 2017? Un dato è da tenere presente per provare a fare un pronostico: l’età. Siamo ai 25 anni, ovvero quando i tennisti raggiungono la maturità psicofisica necessaria ad amministrarsi con sapienza durante la stagione, a programmarla con maggiore acume, a gestire le partite facendo leva su una serie di dati accumulati con il tempo. Tomic è maturato, indubbiamente, dopo le scorribande da ragazzino viziato di cui si è reso spocchiosamente responsabile in giro per il circuito nelle prime stagioni (lo ricordiamo contro Potito Starace, in uno slam austrialiano, comportarsi in modo non esattamente corretto). Il fattore età potrebbe rappresentare la viariabile finalmente definita che lo metterà nelle condizioni di approcciare le parti alte della classifica. Difficile capire fin dove potrà spingersi. I miglioramente con dritto sono piuttosto evidenti, ma serve ancora lavorare sulla resistenza fisica, elemento imprescindibile per tenere il passo dei migliori specie sulla lunga distanza. Vedremo subito, proprio dall’esordio nella parte australiana della programmazione, se il lavoro invernale avrà portato risultati apprezzabili.

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